Sarà presentato sabato 12 aprile 2025 – ore 16.00 a Palazzo Piccolomini – il volume IL RACCONTO DEI PIESCHI di Fabio Pellegrini edito nella collana PIENTINITAS dalla Fondazione Conservatorio San Carlo Borromeo di Pienza. La presentazione – realizzata in collaborazione con Opera Laboratori – sarà preceduta dal saluto istituzionale del Vice Sindaco Angela Vegni cui seguiranno gli interventi del Presidente della Fondazione Giampietro Colombini e di Marco Montori alla presenza dell’autore Fabio Pellegrini
Riportiamo parte del testo della presentazione di Marco Montori:
“Si raccolgono ora, in quest’unico volume, i sei studi prodortiamo paotti nel corso di oltre una decina d’anni da Fabio Pellegrini su altrettanti sei pieschi, legati non solo ad importanti mansioni nella corte e nella cancelleria papale, ma soprattutto da reciproci rapporti di affetto e di condivisione d’intenti con lo stesso Pio II Piccolomini. Il valore dell’inventio di Pellegrini è consistito nella riflessione incessante sulla particolarità di tali rapporti, senza i quali molto sarebbe mancato all’iniziativa pontificia, soprattutto per la realizzazione e il consolidamento della simbolica civitas, Pienza.
Nel corso degli anni, l’autore ha indagato sui vari piani i ruoli avuti dai personaggi più legati ad Enea Silvio, uno dei meriti dell’Autore è di aver tratto dall’oblio, ora parziale, ora totale, queste figure e, di aver loro, per così dire donato nuova vita, secondo la formula pirandelliana dei Sei personaggi in cerca d ‘Autore. Questo non solo in virtù del loro forte legame con il papa umanista, ma anche come portatori di proprie istanze culturali di rilievo e di specifici tratti individuali.
Ma gli studi del Pellegrini, come spesso ricorre nei suoi testi, sono soprattutto la testimonianza del potere dell’amicizia in tutta la vicenda che fa nascere e fa durare Pienza, quale simbolo centrale del Rinascimento. La storia è nota, il 21 febbraio 1459, Enea Silvio, dopo quasi trent’anni di assenza, ritornò al natio borgo di Corsignano, con al seguito Leon Battista Alberti e Bernardo Rossellino, ispiratore l’uno, realizzatore l’altro di Pienza, come riconosciuto da buona parte della critica recente. Il giorno dopo, il 22 febbraio, fu considerato il dies natalis della nuova città, il che richiese tre anni di febbrili lavori. Nei sei anni del suo pontificato, Pio II ritornò nella sua città, sei volte, e sempre di passaggio, ad eccezione dell’inaugurazione che avvenne nell’agosto-settembre 1462”.
E’ stato presentato sabato 22 marzo 2025 il volume che raccoglie tutti gli studi delle campagne di scavo durati oltre 20 anni e curati dalla compianta Dott.ssa Calvi Rezia Gabriella. L’opera presenta al pubblico e al mondo archeologico la gran parte del lavoro scientifico raccolto durante gli scavi e durante gli studi sui reperti, inquadrandolo nel contesto del neolitico e dell’età del bronzo dell’Italia Centrale. Nell’introduzione troviamo descritto anche il rapporto che le attività di scavo ebbero con la cittadinanza pientina; le diffidenze e le “prese in giro” ma soprattutto il fatto che molti giovani si trovarono coinvolti in quell’eserienza e il rapporto nato tra loro e la Dottoressa Rezia andò ben oltre la semplice collaborazione.
Una presentazione divulgativa in cui il volume è stato donato a tutti i presenti.
PIENZA CAVA BARBIERI (SCAVI 1968-1990): GLI INSEDIAMENTI DEL NEOLITICO E DELL’ETÀ DEL BRONZO di Gabriella Calvi Rezia, a cura di Lucia Sarti
Nicoletta Rezia figlia di Gabriella Calvi ReziaProfessoressa Lucia Sarti, curatrice dell’operaDott. Vincenzo Tinè – Sovrintendente e tra i massimi studiosi del Neolitico in Italia
Riportiamo il testo introduttivo sull’esperienza dei pientini che parteciparono agli scavi.
INTRODUZIONE Gli scavi archeologici di Cava Barbieri a Pienza I ricordi dei protagonisti pientini di Rino Massai e Fabio Pellegrini
Nell’anno 1968, quando iniziò questa lunga esperienza culturale e scientifica, Pienza era una cittadina nota per la sua storia ed i suoi monumenti, ma frequentata prevalentemente da un turismo culturale assai limitato nel numero e da turisti che provenivano dalla vicina Chianciano, cittadina termale in auge. Pienza viveva di un’economia agricola e artigianale collegata all’industria dei laterizi. Tuttavia il ruolo svolto dalla Città di Pienza nel Novecento in campo educativo e formativo (presenza delle scuole dell’obbligo e Istituto Magistrale), in campo religioso (il Seminario Vescovile, il Capitolo dei Canonici della Cattedrale, la Sede Vescovile), aveva favorito la crescita di un’opinione pubblica istruita, appassionata di storia locale, sostenuta da insegnanti, professionisti e religiosi. La ‘scoperta’ del sito archeologico avvenne in questo contesto sociale. La maggior parte della popolazione assisteva invece solo con curiosità all’evento.
La cava Barbieri, prima dei saggi di scavo della Dott.ssa Calvi Rezia, era solo un luogo di lavoro, dove si estraeva materiale per costruire a Pienza case, muri di recinzione, garage ecc. Per i ragazzi era anche un’area di avventura, frequentata quando gli operai non c’erano, soprattutto di notte; le bozze di tufo talvolta venivano rubate per fare le basi dei rifugi segreti (le cosiddette tende), piccole casupole basse, poi coperte di rami, nascoste nel verde tra la pieve di Corsignano e il Romitorio, dove si giocava a carte, si fumava o ci si scontrava divisi in bande (tipo I Ragazzi della via Pal).
Sempre di notte si andava a rovistare nel capanno dove gli operai tenevano gli attrezzi, soprattutto dentro alcuni fusti di lamiera, in cui gettavano il materiale che ogni tanto usciva dal terreno di escavazione e dalle crepe presenti nella roccia, soprattutto pezzi di ceramica e ossa. Nessuno era cosciente del valore di quel materiale, ma per curiosità spesso veniva preso dai ragazzi e portato a casa, ma poi si disperdeva senza alcun tipo di utilizzo. Si parlava ogni tanto anche di pezzi interi di ceramica dei quali si erano appropriati in qualche modo i proprietari della cava o qualcuno di loro conoscenza.
Quando la Dott.ssa Rezia venne a Pienza e incominciò a portare avanti la ricerca sulla zona, la prima iniziativa presa fu quella di raccogliere in sacchettini di plastica tutto ciò che si trovava in superficie, proprio nell’area di taglio dei cavatori. Agli abitanti non acculturati di Pienza la cosa risultò subito strana, quasi una perdita di tempo e la signora Rezia fu considerata una strana ricercatrice che per passatempo amava cercare oggetti di nessun valore, i famosi “coccini”, così li chiamava la gente. Fu organizzato persino uno scherzo; alcune persone, tramite le Terrecotte Sbarluzzi, con l’argilla fecero dei pezzi di ceramica, li invecchiarono in qualche modo imitando gli originali e di notte li gettarono negli scavi per confondere le idee ai ricercatori; lo scherzo poi si palesò e finì in risate.
I primi scavi organizzati iniziarono nel 1968 e furono gestiti dalla ditta edile Marri di Bagni San Filippo; furono assunti alcuni studenti e alcuni operai, quest’ultimi con i compiti più pesanti, i primi per i lavori più specialistici e di catalogazione. La Dott.ssa Rezia doveva richiamare di continuo gli operai perché non agissero con irruenza e forza, poiché per loro un lavoro redditizio era quello che portava a produrre escavazioni e pietre, mentre al contrario nello specifico caso bisognava procedere lentamente con spatola e pennello. Di appoggio alla Dott.ssa Rezia erano presenti spesso il dott. Lucio Pellegrino, veterinario della zona e il maestro Alberto Dondoli, entrambi appassionati di archeologia; il maestro Dondoli e l’operaio-studente Massai Rino provvedevano anche alla documentazione fotografica. Ogni anno venivano fatte due campagne di scavi, una in giugno e una in settembre, talvolta finanziate dalla Sovrintendenza, talvolta dalla stessa dottoressa. I disegni e i rilievi li faceva il geometra Merlo, che era alle dipendenze del marito della signora Rezia; per quanto riguarda le prime analisi sulle ossa e in particolar modo dei due scheletri trovati intatti, uno di un adulto e uno di un bambino di circa sei anni, furono fatte dal dottor Bruno Stefanelli.
Alberto Dondoli, Gabriella Calvi Rezia e gli altri protagonisti degli scavi.
Risale ormai a qualche anno fa la scomparsa del Maestro elementare in pensione Alberto Dondoli[1]. Persona di grande passione e sensibilità culturale, grazie alla sua dedizione all’archeologia si guadagnò la nomina a Ispettore Onorario per la Soprintendenza Archeologica della Toscana[2]. Dette vita al Gruppo Archeologico Pientino, organizzò campagne di ricerca di superficie, fu il principale collaboratore della Dott.ssa Rezia negli scavi del sito archeologico di Cava Barbieri. Molto piacevoli le conferenze tenute da lui a Pienza e nel territorio; il suo apporto fu spesso fondamentale nell’organizzazione di mostre sul tema a Pienza. La sua competenza in materia era proverbiale e per decenni e decenni fu l’anima del Gruppo Archeologico e di ogni iniziativa didattica, divulgativa, ricreativa che aveva per tema i beni archeologici valdorciani, toscani e italiani in generale. La sua scomparsa è stata una grave perdita per il movimento pientino di appassionati che si era creato attorno alla sua figura ed alle sue attività.
Quanto alla dott.ssa Rezia ricordiamo che, oltre ad occuparsi direttamente e talvolta a proprie spese delle campagne di scavo, era molto partecipe alle iniziative culturali di Pienza e che, grazie alle amicizie intrecciate con i pientini ed alle frequentazioni cittadine, accettò di recitare nella commedia ‘Criside’ di Enea Silvio Piccolomini, rappresentata in Piazza Pio II dalla compagnia locale del ‘Confronto’ in quegli anni.
Ricordiamo infine le tante persone che hanno lavorato negli scavi o collaborato durante le varie campagne: 1. Massai Rino 2. Giovannoni Gilberto 3. Carratelli Massimo 4. Pierangioli Enzo 5. Armellini Ernello 6. Landi Mario 7. Farnetani Giovacchino 8. Marconi Guglielmo 9. Operai ditta Marri 10. Dondoli Alberto 11. Pellegrino Lucio 12. Battisti Geremia 13. Franco Caporali 14. Vallerani Mauro.
[1] Alberto Dondoli era nato a Colle di Val d’Elsa nel 1929 ed è deceduto a Pienza nel 2018.
[2] La figura di Ispettore Onorario fu istituita dalla Legge 27 luglio 1907 n. 386 (artt. 47-53). Il suo compito è coadiuvare a titolo gratuito le Soprintendenze nel campo della tutela e della conservazione dei beni culturali, con particolare riferimento all’attività di vigilanza e di informazione.
La casa editrice Effigi ha riproposto nel 2024 la ristampa dei tre volumi di Giorgio Santi (Volterra 17 aprile 1746 – Pienza 30 dicembre 1822) dal titolo Viaggio al Monte Amiata. La versione, inserita nella collana MICROCOSMI DEI LUOGHI, è stata curata di Annibale Parisi che nel 2004 ne aveva stampato poche decine di copie con la propria casa editrice ABRICULA. Non si tratta di una semplice copia anastatica ma di una ricostruzione tipograficamente fedele all’originale, rispettosa dell’antica architettura editoriale in tre volumi. Il Centro Studi Pientini ne ha acquistata una copia, donandola alla BIBLIOTECA DI PIENZA, dove è consultabile liberamente.
Giorgio Santi intraprese i suoi viaggi di studioso e ricercatore naturalista durante le pause estive dal lavoro di professore presso l’Università di Pisa;
“Il dì 10 d’Agosto del 1789 partimmo da Pienza a cavallo, e traversato il fiume Orcia, e la Valle, cui esso da il nome entrammo nella strada Romana. La seguitammo fino all’Osteria, e Posta dei Ricorsi lontana da Pienza circa 12 miglia.”
Con queste parole il Santi inizia il primo Viaggio al Monte Amiata, l’opera di carattere scientifico più importante che egli scrisse durante l’attività di studioso. Nei Viaggi per la Toscana lo scienziato descrive sia le caratteristiche botaniche e geologiche del territorio che attraversa, sia brevi appunti sulle località e luoghi visitati. I viaggi per la Toscana sono raccolti in tre volumi: Primo viaggio al Monte Amiata (Pisa 1795), Secondo viaggio per le due province senesi (Pisa 1798), Terzo viaggio per le due province senesi (Pisa 1806), nei quali descrive centinaia di piante della regione e numerosissimi minerali, soffermandosi anche sulle acque termali, i fenomeni vulcanici, le grotte e tutti i fenomeni naturali che attirano la sua attenzione. Del primo tomo, pubblicato nel 1795, scrive allo Spallanzani: “Gradirò peraltro che le sia presto recapitata, affinché ella sappia come e perché le sarà presentato un mio viaggiuzzaccio al Montamiata recentemente pubblicato”.
Lo scienziato pientino utilizza la formula del “viaggio di studio” per effettuare le proprie ricerche e il “diario” per documentare le proprie osservazioni; formula assai diffusa in quegli anni di fermento naturalistico.
Il contenuto dei testi non riguarda solo la parte scientifica ma anche la descrizione dei luoghi abitati e delle principali evidenze degli stessi. La formula è quella divulgativa comprensibile anche ai non addetti ai lavori, come tiene a precisare lo stesso autore nell’introduzione al Viaggio Secondo:
“Ho poi conservata la semplicità di forma, e di stile delle mie narrazioni, che attissima mi sembra a farmi intendere ancor da chi di Scienze Naturali decisamente non si occupa, e che dando talor qualche riposo, qualche diversione all’attenzione del Lettore, che una non mai interrotta, serie di prodotti naturali e di osservazioni facilmente stancherebbe, lo conduce direi quasi per mano, in tutti i luoghi, in tutte le situazioni, nelle quali io sonomi trovato.”
Dopo Viaggio al Montamiata pubblicato nel 1795 (il viaggio era stato compiuto nell’estate del 1789, in compagnia del “discepolo”, assistente e poi successore Gaetano Savi) il Santi si occupa di Pienza e del territorio circostante nel secondo volume, quel Viaggio secondo per le due provincie senesi uscito nel 1798 per i tipi di Ranieri Prosperi .
Il racconto del Viaggio Secondo ha inizio dalle pendici occidentali del Monte Amiata (Castellazzara) scende verso Pitigliano e Saturnia per raggiungere Orbetello ed il Monte Argentario, risale per Cinigiano per giungere a Montalcino e visitare l’intera Val d’Orcia. Passa infine per Sinalunga, Montepulciano, Chiusi e termina a Radicofani.
I paesi e le località citate sono oltre settanta con itinerari suddivisi in ventinove capitoli; le descrizioni dei ritrovamenti e delle osservazioni naturalistiche sono precedute da brevi cenni geografici e storici dei centri abitati. Il Santi, oltre a indicare le conformazioni del terreno, dei minerali, dei fossili e ad osservare la flora, da ampio spazio alle terme ed ai fenomeni vulcanici che incontra, dando conto delle sostanze chimiche riscontrate, delle composizioni delle acque e dei minerali, delle temperature, dei colori, degli odori, delle emanazioni e talvolta anche dei sapori delle acque. Al termine di ogni capitolo vengono stilati gli elenchi delle piante e dei minerali osservati nella zona. La pubblicazione è arricchita da nove tavole realizzate con la tecnica dell’incisione, raffiguranti in modo scientifico piante e arbusti spesso descritte per la prima volta, mentre una carta del territorio precede l’introduzione.
Viaggio al Monte Amiata di Giorgio Santi, ristampa a cura di Annibale Parisi, Edizioni Effigi, Castel del Piano, 2023
Visitabile sono in speciali occasioni, la chiesa del complesso San Carlo apre dall’8 dicembre 2024 permanentemente al pubblico e mostra i suo tesori; la pala del Rustichino e le statue lignee dell’altare si mostrano grazie all’iniziativa dell’associazione CENTRO COMMERCIALE NATURALE di Pienza. Riportiamo la notizia diffusa del Presidente.
Il Centro Commerciale Naturale “Città di Pienza” prosegue nella sua politica di salvaguardia del decoro urbano e della la promozione della conoscenza della Città Ideale iniziata lo scorso anno con il primo progetto di “Pienza…my love”. Tale iniziativa riguardava la messa in sicurezza e la rinnovata fruizione al pubblico del bellissimo plastico di piazza Pio II, conservato in una delle sale al piano terreno del palazzo Borgia, che ha registrato la presenza di migliaia di visitatori incuriositi e interessati.
Il progetto “Pienza…my love” per il 2024, che sarà inaugurato domenica 8 dicembre, alle ore 16,00, in piazza San Carlo, nel cuore più antico di Pienza, alla presenza delle Autorità, dei membri dell’Associazione e del pubblico, riguarda lamessa in sicurezza e l’apertura permanente della chiesa di San Carlo Borromeo.
L’iniziativa, promossa e finanziata dal Centro Commerciale Naturale “Città di Pienza”, con la preziosa collaborazione del Comune di Pienza e della Fondazione Conservatorio San Carlo Borromeo, proprietaria del sacro edificio, ha lo scopo di rendere visitabile in modo permanente e con gli standard di sicurezza più moderni, la chiesa di San Carlo Borromeo che conserva al suo interno la bellissima pala eseguita da Francesco Rustici detto il Rustichino, una delle rare presenze di arte barocca nella città di Pienza e unica testimonianza locale di pittura caravaggesca. Oltre, quindi, a restituire ai cittadini la possibilità di essere accolti di nuovo in una chiesa molto cara alla memoria degli abitanti di Pienza, il progetto si prefigge lo scopo di aggiungere, dopo quello realizzato l’anno precedente, un secondo, importante tassello agli itinerari turistici della Città, rendendo così ancora più varia e articolata la visita di questo luogo incantevole.
Il Centro Commerciale Naturale “Città di Pienza” ringrazia di cuore i propri associati e sostenitori che con il loro indispensabile contributo hanno reso possibile questa importante iniziativa e, ai concittadini, dà appuntamento al 2025 con un altro interessante progetto, ricordando a tutti che la buona conoscenza di un luogo è l’unico antidoto contro un turismo superficiale e frettoloso, perché il sapere porta con sé il rispetto, la necessità di approfondire e stimola il desiderio di tornare.
Una delle cuspidi del polittico destinato alla chiesa dei Santi Cristoforo e Leonardo di Monticchiello – raffigurante San Luca – è stata acquistata dal Comune di Pienza grazie a due sponsor privati; sarà esposto al Museo Diocesano di Palazzo Borgia dove si ricongiungerà con la Madonna con Bambino. L’opera del pittore senese Pietro Lorenzetti sarà presentata alla Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze sabato 5 ottobre alle ore 18.00.
Il Comune di Pienza ha acquistato sul mercato antiquario un importantissimo dipinto, realizzato da Pietro Lorenzetti (Siena, documentato dal 1306 al 1345), uno dei grandi maestri della pittura senese del Trecento e destinato al Museo Diocesano di Palazzo Borgia. Ci informa il periodico on line Centroitalianews.it che “La piccola tavola triangolare a fondo oro raffigura l’Evangelista Luca a mezzo busto, con una preziosità degna di una miniatura, ed è stata identificata come una delle cuspidi del polittico che il giovane Pietro Lorenzetti destinò, nel secondo decennio del Trecento, alla chiesa di San Leonardo a Monticchiello.
Nel corso dei secoli quell’antica pala d’altare, come tanti altri complessi del genere, è andata smembrata, così la Madonna col Bambino si conserva nel Museo Diocesano pientino, mentre un terzetto di Santi si trova nel Museo Horne di Firenze, e una Sant’Agata nel Musée Tessè di Le Mans, in Francia. Si conosce pure un’altra cuspide, che appartenne al celebre storico dell’arte Bernard Berenson e rimane ancora a Villa I Tatti, la sua residenza nei dintorni di Firenze, che oggi appartiene all’Università di Harvard. L’acquisto, effettuato tramite un bando di sponsorizzazione superiore ai 120.000 Euro, si è reso possibile grazie al fondamentale intervento di due sponsor privati, Distribuzione Italia e Fabbrica – Pienza, che hanno permesso al Comune di fare tornare in patria un capolavoro della pittura senese del Trecento, che sarà esposto nel Museo Diocesano, vicino alla Madonna di Monticchiello, così com’era in origine. Una simile iniziativa nasce dalla volontà dell’amministrazione comunale di difendere, custodire e valorizzare le peculiarità storico-artistiche del territorio pientino, anche attraverso il recupero di opere disperse nel corso del tempo, e in nome di una consapevolezza del valore del proprio passato, condivisa con tutti i cittadini. La preziosa opera e l’intero progetto saranno presentati sabato 5 ottobre alle 18.00, nell’eccezionale cornice della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Palazzo Corsini a Firenze, con la collaborazione del partner Fondazione Musei Senesi, e con gli interventi del Sindaco Manolo Garosi, del Presidente della Fondazione del Conservatorio San Carlo Borromeo Giampietro Colombini, del Direttore del Museo Diocesano Gabriele Fattorini e della storica dell’arte olandese Machtelt Brüggen Israëls, che per prima ha proposto una ricostruzione del Polittico di Monticchiello in cui era prevista la cuspide con San Luca.
Il polittico di Pietro Lorenzetti, ricostruito (senza cuspidi)
La prototipografia dei monasteri sublacensi.
Elementi per una sintesi del milieu culturale
(Canonica 13)
Il seguente contributo della studiosa, archivista, archeologa, paleografa e storica Luchina Branciani sulle origini della stampa in Italia, nasce da un importante convegno svoltosi quest’anno a Matelica per celebrare i 550 anni dell’arrivo dell’arte tipografica nelle Marche con esperti del settore di fama nazionale e non solo. L’importante lavoro compiuto egregiamente dalla Branciani offre interessanti spaccati storici e apre nuovi spiragli di ricerca nell’ambito dei circoli culturali legati a Papa Pio II, che proseguirono e diffusero questa nuova tecnologia in tutta la Penisola nel quindicennio successivo. Considerato lo stretto nesso con Pienza, per volontà degli stessi organizzatori della giornata di studio, il testo, completamente inedito, viene qui pubblicato per la prima volta.
La Storia nell’Historia de duobus
amantibus di Enea Silvio Piccolomini:
effetti di realtà attraverso la presenza di personaggi storici
(Canonica 13)
L’Historia de duobus amantibus, avvincente novella epistolare di Enea Silvio Piccolomini, che ebbe uno straordinario successo editoriale a livello europeo, narra, sullo sfondo di una splendida Siena quattrocentesca, la storia di due infelici amanti: la dama senese Lucrezia e il cavaliere francone Eurialo, che sono travolti da una passione irresistibile, dopo essersi conosciuti a seguito dell’ingresso dell’imperatore Sigismondo nella città di Siena, avvenuto il 12 luglio 1432.
La Terra e il Lavoro
Mezzadri e Proprietari a Corsignano nel XIV Secolo: un’introduzione
(Canonica 13)
Questo articolo vuole introdurre il tema delle proprietà a Corsignano e di chi lavorava all’interno di esse nel primo Trecento, analizzando il complesso fondo archivistico dell’Estimo conservato presso l’Archivio di Stato di Siena, relativo ai cittadini senesi proprietari di terre e case all’interno della curia di Corsignano e di Bibbiano Cacciaconti. La fonte principale per questo studio è la Tavola delle possessioni (1316-1320), che appunto, fungendo da catasto, registrava le possessioni di tutti i cittadini senesi e quindi come strumento per la ripartizione delle tasse.
Alessandro Piccolomini: la mente al
Cielo, con gli occhi al cielo
(Canonica 13)
Due tra le maggiori conquiste tecnico-scientifiche che hanno caratterizzato il Rinascimento, sono state l’invenzione della stampa a caratteri mobili e la rivoluzione copernicana, ossia il passaggio del modello di Sistema Solare da geocentrico a eliocentrico. In realtà è sempre un po’ arbitrario, e quindi tendenzialmente ingannevole, stabilire una tavola delle precedenze e delle importanze; nel caso specifico significa allora sottovalutare la scoperta dell’America? O il perfezionamento del cannocchiale2 .
Va premesso che l’Ordine francescano fu fondato da San Francesco d’Assisi fra il 1208 ed il 1209 e fu ufficialmente approvato da Papa Onorio III durante il 1223, attraverso l’assegnazione al nuovo Ordine religioso della Regola definitiva.
Come dimostrano le fonti sia bibliografiche che archivistiche, i frati minori si espansero molto velocemente quanto meno nel numero già fin dai primi momenti successivi all’aggregazione del primo nucleo francescano, innanzitutto nell’Italia centrale, e tale espansione crebbe anche nell’incameramento di proprietà ecclesiastiche dopo l’ufficializzazione a cui si è fatto cenno.