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LUZI CENTO ANNI – Il senso della Poesia

Pubblichiamo la cartolina invito per l’incontro che si terrà il 20 ottobre a Pienza in omaggio a Mario Luzi in occasione del centesimo anniversario della sua nascita (20 ottobre 1914)

Interverranno il poeta ​arabo Adonis e l’artista internazionale Marco Rotelli.

Seguirà l’inaugurazione della mostra con opere di Adonis e Rotelli (aperta fino al 15 novembre, Sala Convegni Comunale)

 

Il motivo dell’orario notturno della serata dipende soltanto dal fatto che Adonis, che ringraziamo per la sua disponibilità, si trova attualmente a Beirut e potrà partire solo la mattina dal Libano, per raggiungere Parigi e ripartire per l’Italia, arrivando a Pienza solo a sera.

ADONISCartolina invito Pienza retro

IMMAGINI DELLA SERATA

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Mario Luzi: memorie di terra toscana

Nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita del Poeta cittadino onorario di Pienza, il Comune, il Centro Studi Mario Luzi “la Barca”, l’associazione Mendrisio poesia del mondo presentano la mostra

MARIO LUZI, LE CAMPAGNE, LA PAROLA, LA LUCE
MEMORIE DI TERRA TOSCANA

Sabato 27 settembre 2014

Inaugurazione Sala del Consiglio Comunale ore 17.00
Apertura mostra ore 18.30 – Museo della Città

La mostra è presentata nell’ambito delle Celebrazioni del Centenario della nascita di Mario Luzi
Pienza, Museo della Città in Piazza San Carlo
Fino
al 31 Ottobre 2014

Orario di apertura dal lunedì alla domenica (chiuso il martedì) 10.00-13.00/ 15.00-18.00
Ingresso libero

 

E’ POSSIBILE LASCIARE UN COMMENTO SULLA MOSTRA, ANCHE IN FORMA ANONIMA – I COMMENTI SARANNO MODERATI PRIMA DI ESSERE PUBBLICATI

VISITA AL ROMITORIO DI PIENZA

romitorio

IL ROMITORIO:
UN TESORO NASCOSTO DI PIENZA

Giornate Europee del Patrimonio

DOMENCIA 21 SETTEMBRE ORE 10.00

Punto di ritrovo: Piazza Dante Alighieri

INFO E PRENOTAZIONI:
Ufficio Turistico Comunale Tel. 0578 749905
info.turismo@comune.pienza.si.it
INGRESSO GRATUITO. E’ obbligatoria la prenotazione.
In caso di pioggia l’evento sarà rinviato.

MALATESTA e PIO II

La copertina della pubblicazione
La copertina della pubblicazione

E’ stato presentato SABATO 6 SETTEMBRE 2014 il libro MALATESTA. Nello specchio deformante del papa.

Selezione dai Commentarii delle parti utili al ritratto del celebre “Principe di Rimini” curata da Gunter Stolz, traduttore in lingua tedesca dal latino, e da Fabio Pellegrini, traduttore dal latino del testo italiano.

Sigismondo Pandolfo Malatesta fu uno dei piu’ abili condottieri del XV secolo e trasformo’ Rimini in un brillante centro di cultura. Ma poi, cercando di allargare il suo territorio in modo smisurato, entro’ in conflitto con lo stato della chiesa e trovo’ in Papa Pio II un nemico inesorabile, che infine lo fece sparire dalla scena politica d’Italia.

La selezione e’ stata tratta da Enea Silvio Piccolomini, Papa Pio II – I Commentarii – Ed. da Luigi Totaro, Milano 1984.

2014 eneasilviopiccolomini.de

ISBN 9788896434291

450 anni della Compagnia di San Bastiano alla Rocca

roccaDomenica 31 agosto
Castiglione d’Orcia, ore 21:30

La Societas Tintinnani, associazione storico- culturale con base a Rocca d’Orcia propone l’ultimo appuntamento del calendario estivo di eventi, in collaborazione con l’associazione Pro Loco, con il patrocinio dell’ Amministrazione Comunale e il sostegno dell’Azienda agricola “Podere Forte”.

Domenica 31 agosto, alle 21,30, nella piazzetta di Via Ricci, a Castiglione d’Orcia, la dott.ssa Maria Mangiavacchi e don Aldo Lettieri illustreranno i “450 anni della Compagnia di San Bastiano alla Rocca”, coordinati da Matteo Guidotti.
Sara’ anche presentato l’opuscolo pubblicato in occasione della ricorrenza.

Ingresso libero. -> Locandina31-08-2014SBastiano.pdf

QUANDO PIO II SCRIVEVA AL CONTE DRACULA

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Un ritratto di Vlad III

Il nome Dracula evoca in molti la figura leggendaria del Conte della Transilvania, famelico vampiro protagonista di tanti testi letterari e cinematografici. Uno stereotipo di personaggio dotato di poteri sovrannaturali, avido succhiatore di sangue, signore delle tenebre, timoroso solo della croce e… dell’aglio.
Tra i romanzi più famosi ispirati alla leggenda e allo stesso tempo ispiratori di altri lavori di fantasia ricordiamo il “Dracula” di Bram Stoker, scritto nel 1897, a cui fanno riferimento almeno un centinaio di film; tra i più famosi, quello di Francis Ford Coppola con Gary Oldman, Anthony Hopkins e Winona Ryder (Dracula – 1992) e quello di Neil Jordan con Tom Cruise e Brad Pitt (Intervista col Vampiro – 1994).
Ma forse non tutti sanno che il Conte “Dracula” è esistito veramente con il nome nobiliare di Vlad III; naque a Sighisoara nel 1431 e morì in battaglia nel 1476. Un guerriero colto e implacabile che compì, insieme alla sua dinastia, efferati delitti e stragi indicibili. Il nome Dracula deriva dal titolo Dracul che il padre Vald II si attribuì per la sua appartenenza all’ordine del Drago (draco in latino), ordine cavalleresco nato per difendere la cristianità dalle eresie.

E forse altrettanti non sanno che Papa Pio II ha avuto per lui, nei suoi “Commentarii”, motti di orrore e meraviglia, con un pizzico di inconscia ammirazione, forse per la sua implacabile lotta contro gli eserciti ottomani. Sappiamo che Pio II aveva molto a cuore le sorti dell’Europa che stava per essere invasa dai Turchi;dracula1 il papa pientino vedeva nel principe rumeno uno strenuo difensore della cristianità in quanto era uno dei pochi regnanti europei che lottava con tutte le proprie risorse contro le invasioni ottomane.
I tremendi metodi adottati per “dissuadere” i nemici e per tenerli lontani dalle sue terre valsero a Vald III l’appellativo di “impalatore” (tepes); faceva infilzare gli avversari catturati vivi, con lunghe pertiche piantate per terra, lasciandoli poi agonizzare alla vista dei compagni d’arme. La tecnica fu adottata anche nei confronti degli oppositori interni, dei popoli conquistati e di quanti provavano a contraddire la sua volontà.

commentariiPio II cita più volte il Conte Vlad III nei suoi commentari, descrivendone le vicende tragiche e le imprese leggendarie. Forse si sono anche incontrati, a Firenze. Di fatto, entrambi si prefiggevano lo stesso fine, sconfiggere Maometto II, anche a costo di trovare con un’accordo con lui.
Pio II valutò in più riprese la possibilità di usare la potenza distruttiva di Dracula per piegare gli ottomani ed era affascinato dal lato poliglotta, colto e intraprendente del conte valacco, a suo modo un umanista poliedrico e profondo conoscitore della natura umana. Ma la distanza morale tra i due era abissale e Papa Piccolomini preferì accordarsi con Matteo Corvino d’Ungheria per controllare l’esplosiva situazione danubiana. A noi restano le pagine dei Commentarii, testimonianza diretta delle vicende storiche di un personaggio che fa ancora parlare di se.


Pio II e Dracula nella letteratura rumena.

diario_di_draculaTra gli scrittori che si sono occupati di Dracula e che hanno inquadrato in modo molto puntuale il rapporto tra quest’ultimo e Pio Il va segnalato il rumeno Marin Mincu, con il suo romanzo storico “Il Diario di Dracula” (Bompiani, 1992 – Prefazione di Cesare Segre, con uno scritto di Piero Bigongiari Copertina: Hieronymus Bosch, Giudizio finale (part.), Accademia, Vienna). Riportiamo il commento al volume ad opera di Bigongiari:
La vera storia del personaggio che ha dato origine alla leggenda nera del vampiro. Questo romanzo del rumeno Marin Mincu rievoca la figura storica di Dracula, il “voivoda” Vlad III, sanguinario e dispotico guerriero che Enea Silvio Piccolomini, papa Pio II, incoraggiò e ammirò nella speranza di farne il condottiero della lotta contro i Turchi. In un insolito affresco fra tardogotico e rinascimentale, sullo sfondo lo scontro fra Cristianità e Islam, Dracula in prima persona racconta le trame dinastiche di cui fu vittima e riflette sull’ambiguità del rapporto tra l’abietto e il sublime nell’azione. Imprigionato sotto il Danubio nella torre di Salomone, il principe valacco rivive i suoi più terribili misfatti, vagliando i documenti storici che hanno nutrito la sua fama sinistra, e «lo può fare, perché il Dracula di Mincu è, come lo fu veramente il “voivoda”, un uomo di cultura e un poliglotta, un umanista trascinato all’azione da un destino più subìto che voluto» (C. Segre). «È un libro dunque che si può persino definire edificante, nella riscrittura della degradazione e dell’orrore di fatti reputati come veridici?» (P. Bigongiari).

Per saperne di più vedi anche in FOLIO, la rivista storica on line della PANINI.

Tra gli ultimi testi usciti vedi Dracula, una storia vera, di Bianchi Vito, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2011

Articolo in collaborazione con www.portalepienza.it

IL MEDAGLIONE DI PIO II

COLLOCAZIONE MEDAGLIONE CELEBRATIVO DI PIO II

Pubblichiamo una sintesi dell’articolo redatto da Alfiero Petreni per il periodico “l’Araldo Piliziano”, riguardante la ricollocazione del medaglione celebrativo del sesto centenario della nascita di Pio II.

Il medaglione in bronzo dello scultore Piero Sbarluzzi
Il medaglione in bronzo dello scultore Piero Sbarluzzi

Sabato 28 giugno 2014 nel cortile interno del Palazzo Borgia, ingresso del Museo Diocesano di arte Sacra di Pienza, è stato scoperto il medaglione in bronzo raffigurante Papa Pio II, opera dello scultore Piero Sbarluzzi. Il medaglione fu commissionato nel 2005 allo scultore Sbarluzzi dall’ora Presidente del Lions Tamborella, in occasione del sesto centenario della nascita di Enea Silvio Piccolomini, (1405 – 2005) e posto in Piazza di Spagna sul retro del Palazzo Comunale. Fu quella una posizione non ottimale per la piena valorizzazione dell’opera, frutto di un compromesso tra il Comune, che la voleva sotto il portico del Palazzo Comunale e la Soprintendenza di Siena che impose invece Piazza di Spagna, per non alterare l’equilibrio delle lapidi già presenti nel Palazzo. Per questo in occasione delle nuove celebrazioni per Pio II, quest’anno ricorrono infatti cinquecentocinquanta anni della morte del papa, l’Amministrazione Comunale, in pieno accordo con la Soprintendenza, grazie ancora una volta alla sensibilità del Lyons, ha deciso la nuova collocazione nel cortile di ingresso al Museo. Una collocazione molto bella e ben inserita nel contesto che consente una migliore lettura dell’opera di Sbarluzzi. Il Vice sindaco Colombini, dopo aver ringraziato il Lyons, per questa importante operazione, ha trattato la figura e la vita di Enea Silvio Piccolomini, sia come Pontefice illuminato: ideatore e creatore di Pienza, sulla spinta del mito della Renovatio, dei grandi pensatori del quattrocento: Filelfo, Cusano, Marsilio Ficino, attivo difensore della cristianità dagli attacchi dell’Islam (bandì, senza successo causa la sua morte, una Crociata contro in turchi, autore di una lettera a Maometto II, con la quale gli prometteva la sovranità terrena di tutti i territori cristiani, se si fosse fatto battezzare), disegnò una ristrutturazione politica, economica e religiosa di tutta l’Europa, sia come umanista: eccelso poeta e scrittore, attento all’uomo ed al suo destino, le cui opere letterarie in un latino colto e raffinato, dopo la sua morte furono a lungo osteggiate dalla Curia Romana.
Uomo del suo tempo, studioso, viaggiatore, autore di scrupolose descrizioni della vita dei vari popoli, seppe scegliersi validi collaboratori, tra i migliori filosofi, pensatori, ed artisti del suo tempo.
Fausto Formichi, architetto con la passione innata per Pienza, ha poi illustrato l’opera dello Sbarluzzi, ricordandone le elevate doti artistiche che gli hanno valso l’apprezzamento dei più noti critici dell’arte moderna: Mario Luzi, Vittorio Sgarbi, Antonio Paolucci, Leone Piccioni, Roberto Vigevani, Graziella Magherini.
Il nome di Piero Sbarluzzi, per il valore delle sue opere, ha detto Formichi, può benissimo accostarsi a quello di Pio II, creatore con l’aiuto di Leon Battista Alberti e del Rossellino, della realizzazione di Pienza dove l’uomo è il centro di un disegno filosofico e religioso.
Formichi, che in collaborazione con la Soprintendenza, ha condotto la nuova collocazione del medaglione, ha poi illustrato il progetto avanzato dalla Pro–Loco, che propone di posizionare nel giardino di Pienza la grande scultura in bronzo di Sbarluzzi: l’Incontro, raffigurante due persone a cavallo l’uno di fronte all’altro che si incontrano, si parlano. Pienza è il luogo dell’incontro per eccellenza e l’opera dello Sbarluzzi, posta al giardino di Piazza dante Alighieri, magico luogo di memorie, e di ingresso alla città, è il posto ideale per la nostra comunità per la nostra cultura.
Brevi e commosse le parole dello scultore Piero Sbarluzzi, che si è detto onoratissimo per la nuova posizione del medaglione di Pio e per le parole (a suo dire, esagerate) dette dagli oratori.
In chiusura una piccola curiosità sul Palazzo Borgia, ora nuova sede del medaglione di Pio II.
Come noto, Pio II, oltre che realizzare la Cattedrale ed il suo Palazzo, “invitò” tutti i cardinali a costruire un proprio palazzo nella nuova città di Pienza. Cosa che tutti fecero. Pio però, che conosceva l’animo dei suoi cardinali, comprò lui stesso il vecchio Palazzo Pretorio situato a sinistra della cattedrale e lo assegnò al cardinale Rodrigo Borgia, il futuro Papa Alessandro sesto, affinchè lo demolisse e lo ricostruisse in forma moderna. Ma l’astuto Borgia “al quale già altre volte n’è stata data battaglia e lui sempre havea cercato di subtefugere più che possibile”, non distrusse il vecchio edificio, ma si limitò semplicemente a trasformarlo.
La nuova collocazione dell’effige di Pio II, può forse essere letta oggi, come una piccola tardiva rivincita del Piccolomini, sul Borgia?

IL DUOMO DI PIENZA CROLLA: SMONTIAMOLO

Tutti coloro che entrano nel Duomo di Pienza non mancheranno di notare un forte abbassamento del pavimento in prossimità dell’abside, la presenza di rinforzi delle arcate del transetto di sinistra e di crepe nelle pareti.

Duomo1Il grave problema di cedimento del terreno su cui poggiano le fondamenta del Duomo di Pienza ed il relativo abbassamento dell’abside di oltre un metro, venne alla luce già durante la cerimonia di inaugurazione, tanto che il Rossellino, alla richiesta di spiegazioni, dovette giustificare i segni di cedimento come “crepe dell’intonaco ancora fresco”.
Oggi il Duomo dopo oltre 550 anni, è ancora in piedi, grazie ad interventi che hanno tamponato la situazione ma che non l’hanno risolta; l’abside si abbassa ancora, molto lentamente ma inesorabilmente.

Purtroppo non si tratta di un problema strutturale (forse risolvibile con interventi sull’immobile) ma è il terreno su cui poggiano le fondamenta a muoversi verso il basso, sia sotto il Duomo che lungo tutto il crinale sud-ovest di Pienza: il giardino pensile di Palazzo Piccolomini, alcune case limitrofe e l’intero quartiere di Gozzante sono sottoposti a movimenti e crepe dei muri portanti.
Nei secoli, molti si sono occupati del consolidamento del Duomo ma, fra tutte le proposte e gli interventi eseguiti, quella forse più curiosa è stata quello dell’Ing. Socini del 1909. La proposta fu formulata con un articolo nella “Rivista d’Arte” (Anno VI, n. 2 Marzo – Aprile 1909) nell’anno immediatamente precedente all’inizio degli imponenti lavori di sottofondazione diretti dall’Arch. Alfredo Barbacci. L’ing. Socini, nel suo intervento, suggerisce una soluzione drastica; smontare l’abside, ricostruire le fondamenta e rimontare il tutto con gli stessi materiali.
Il consiglio non fu seguito e si collocò nel novero delle curiosità sul Duomo; nel 1911 iniziarono i primi lavori di sottofondazione che si protrassero fino al 1934. Altri lavori furono necessari agli inizi degli anni Sessanta.

Ecco il testo della proposta:

copertina“[…] Quali potrebbero essere i provvedimenti da adottarsi per evitare una prossima o lontana, ma prima o poi sicura rovina dell’artistico edificio? Molto se ne è parlato nel corso di più secoli, ma nessuna proposta sicura e completa è stata mai avanzata. Come ho già avuto occasione di accennare, più volte si e tentato di arrestare il lento progressivo movimento della parte absidale della chiesa, prima con una galleria fognante, poi con solido muro a sprone a retta della parte scorrevole, e infine con l’imbrigliamento mercè forti catene di ferro ; ma tutto ciò è risultato affatto efficace. […] In una lettura fatta all’Istituto Germanico di Storia dell’arte ebbi occasione di enunciare una proposta sulla questione del Duomo di Pienza.
Dopo aver costatato come sino ad ora non sia stato possibile escogitare un espediente tale da impedire lo sprofondamento e l’eventuale rovina della tribuna; e dopo avere ammesso, – cosa che io ritengo certa – la impossibilità di trovare un provvedimento che, pur lasciando l’edificio quale ora apparisce, dia assicurazione per il necessario e definitivo suo consolidamento, giustificando in pari tempo l’ingente spesa indispensabile; e data pure la conseguente previsione che in epoca più o meno lontana, per legge naturale, la parte absidale, oggi distaccata e calata oltre novanta centimetri, franasse nella sottostante valle; tenuto presente tuttociò, domandavo, cosa si farebbe allora ?

Si ricostruirebbe in più solide fondamenta, come si fa per il Campanile di Venezia, perché di certo nessuno ammetterebbe che quel bell’esempio di architettura restasse allo stato di rudere o mutilato della parte sua più bella.
E allora perché non possiamo, anzi non dobbiamo, previdenti e solleciti, fare noi ciò che inevitabilmente farà la natura, e con evidenti maggiori danni a cagione di quell’incatenamento che si porterebbe dietro buona parte della Chiesa e forse anche il Campanile? Smontare e ricostruire integralmente con gli stessi pietrami e materiali quella parte dell’edificio per aver modo di costruire un piano stabile e compatto, ove poter piantare su solide fondamenta i pochi muri dell’abside, è cosa facile e di sicuro esito, e nemmeno di una sproporzionata e insostenibile spesa. Né deve sembrare strana e insostenibile la proposta, limitata alla ricostruzione di ben piccola parte di un edificio che a tutti sta a cuore, non solo per la sua bellezza, ma per l’interesse che ha per la storia dell’architettura. Deve anzi sembrare ormai più che frustaneo, temerario, date le sopra descritte condizioni del suolo e dell’edificio, qualunque altro lavoro che si volesse tentare nelle viscere della terra. […] Con la proposta ricostruzione eseguita con gli stessi antichi materiali, si avrebbe poi anche il grande beneficio estetico di ritornare al pristino stato quella parte di edifizio, attualmente sformata nei suoi archi, nei suoi bellissimi e svelti piloni a fascio di colonne, nelle sue caratteristiche finestre bifore e trifore, e di correggere in pari tempo anche il deturpante dislivello prodotto dall’abbassamento del terreno.
Certo è che l’opera rosselliniana non potrà restare ancora molto tempo nelle pericolose condizioni presenti; e perciò mi auguro che questo mio scritto, sia, se non altro, incentivo a qualche positiva proposta atta alla conservazione dell’insigne monumento
.”
A. SOCINI

Attualmente il Duomo è costantemente monitorato con sensori elettronici che misurano gli scostamenti delle crepe delle pareti absidali e dei pavimenti; l’ultima proposta di consolidamento – avanzata da una ditta specializzata – prevederebbe l’inserimento di martinetti idraulici in tutto il perimetro esterno ed interno dell’abside per contrastare la discesa del terreno. Ad oggi non si hanno notizie di lavori programmati e finanziati.

(articolo realizzato in collaborazione con PortalePienza.it)