CANONICA 13 – INDICE

E’ appena uscito il numero 13 della rivista Canonica con nuovi interessanti contributi; ecco l’editoriale e sotto l’indice da cui raggiungere i singoli articoli: 

Tra le tante ragioni per cui Enea Silvio Piccolomini si fece conoscere ed apprezzare già al suo tempo fu per la grande variatio che usava nelle sue orazioni, tanto che, pur trattando spesso gli stessi temi, raramente usava le stesse parole. Una logica che analogamente applicava per i suoi testi, modificando le fonti a sua disposizione, tanto da rendere ancora oggi difficile risalire all’originale da un confronto degli scritti. Tali variazioni, agili e quasi giocose, sono un invito ad uscire da certi schemi fissi mentali che tendono a frenare la curiosità o impediscono approfondimenti e analisi con un costruttivo spirito critico. Senza un simile approccio alla storia e allo studio, non sarebbe stato proprio lui, da vescovo di Siena, il primo ad usare il termine «Europa» al posto di «Cristianità», per indicare il nostro continente al momento della sconvolgente notizia della caduta di Costantinopoli in mano turca nel maggio 1453. Queste brevi riflessioni scaturiscono dopo aver letto gli interessanti lavori che compongono questo XIII numero di Canonica, che, come sempre, con tutte le vele, spazia ampiamente, confortando la ricerca con nuovi spunti di notevole livello. Scrive dunque bene Lapo Nannetti, a chiusura di un ragguardevole studio sulla diffusione dei contratti di mezzadria e delle proprietà a partire dal Trecento, che «non c’è Pienza senza Corsignano e viceversa», proprio al fine di superare certe psicologiche barriere storiografiche abituate ad un ante e post quem, che impediscono di leggere ed interpretare in maniera logica e continuativa la storia. Armoniosamente si inquadra in un simile contesto il lavoro condotto da Fabio Serafini sulle prime presenze francescane a Pienza, sulle quali c’è ancora molto da scoprire, risalenti forse ai tempi del «beato» Bartolo de Corsiniano, ma rafforzate certamente dal legame di Pio II con l’Ordine dei Minori, verosimilmente ancor prima di diventare pontefice e successivamente da altri esponenti della famiglia Piccolomini. In tema di ricerche archivistiche non è indubbiamente di poco conto quanto Raffaele Giannetti svela riguardo all’origine dell’Erbario dei Cappuccini di San Quirico d’Orcia, ponendo l’attenzione sull’attività dell’accademico pientino Giorgio Santi in materia mineralogica e botanica, andata purtroppo dispersa o magari, almeno per le exsiccata, confluita nella preziosa raccolta oggi custodita presso l’Università di Siena. Se tale attribuzione presenta degli scogli, altrettanto non accade invece per le ricerche astronomiche di Alessandro Piccolomini, accuratamente esaminate da Massimo Mazzoni, profilando la figura di un attento osservatore che, con grande capacità e sensibilità, forse sulla scorta della cultura familiare e delle intuizioni degli avi, cercò il linguaggio più comprensibile possibile, adatto alla divulgazione, in grado di porre questioni complesse alla portata di chi non possedeva una preparazione specifica. Una vera scoperta nella scoperta è per il lettore ricavare certe notizie sulla corretta osservazione astronomica dell’aristotelico arcivescovo Piccolomini, che, riconoscendo che «i tempi non erano maturi», seppe anticipare con tatto e moderazione delicate questioni cosmologiche, affrontate qualche decennio dopo da figure come Keplero, Francesco Bacone, Galileo Galilei. Il lavoro condotto è utile a celebrare e ridare il giusto spazio ad un eccellente studioso, poco noto ai più, ma che apportò innovazioni ed ebbe un corretto approccio nell’indagine scientifica, di cui beneficiarono le generazioni successive. Un nuovo collaboratore, Carmine Di Giuseppe, riprende invece con grande capacità il celebre romanzo epistolare Historia de duobus amantibus, scritto da Enea Silvio Piccolomini nel 1444, offrendo al lettore una ricostruzione alquanto intrigante della reale vicenda storica, che si cela dietro alla narrazione ambientata a Siena. Il testo ebbe larga diffusione e fu stampato per la prima volta ad opera di Ulrich Zell a Colonia tra il 1467 ed il 1470. Proprio l’arte tipografica, eccezionale innovazione che ha contribuito alla diffusione della conoscenza e alla trasformazione linguistica nel mondo, in Italia lega le sue origini a Pio II ed è oggetto del supplemento a cura dell’archivista Luchina Branciani, autrice della ricerca per i 550 anni della stampa a caratteri mobili nelle Marche. La coinvolgente storia dell’arrivo dei primi due tipografi tedeschi a Subiaco e della stampa dei primi incunaboli è la riprova della straordinaria visione del futuro che Enea Silvio Piccolomini deve aver avuto fin dal 1455, quando conobbe un uomo che vendeva Bibbie «con una scrittura straordinariamente nitida e corretta che tu potresti leggere senza sforzo e senza occhiali». È bello immaginare che iniziò lì la modernità.

 

Raffaele Giannetti
Giorgio Santi e «l’Erbario dei Cappuccini
di San Quirico d’Orcia».

Fabio Serafini
LA PRESENZA DEI FRANCESCANI A PIENZA

Massimo Mazzoni
Alessandro Piccolomini: la mente al Cielo,
con gli occhi al cielo

Lapo Nannetti
La Terra e il Lavoro
Mezzadri e Propietari a Corsignano
nel XIV Secolo: una introduzione.

Carmine Di Giuseppe
La Storia nella Historia de duobus amantibus
di Enea Silvio Piccolomini

SUPPLEMENTO 5
Luchina Branciani
La prototipografia dei monasteri sublacensi.
Elementi per una sintesi del milieu culturale

Per ritirare copia della rivista cartacea potete contattare il numero 0578 748655