IL DUOMO DI PIENZA CROLLA: SMONTIAMOLO

Tutti coloro che entrano nel Duomo di Pienza non mancheranno di notare un forte abbassamento del pavimento in prossimità dell’abside, la presenza di rinforzi delle arcate del transetto di sinistra e di crepe nelle pareti.

Duomo1Il grave problema di cedimento del terreno su cui poggiano le fondamenta del Duomo di Pienza ed il relativo abbassamento dell’abside di oltre un metro, venne alla luce già durante la cerimonia di inaugurazione, tanto che il Rossellino, alla richiesta di spiegazioni, dovette giustificare i segni di cedimento come “crepe dell’intonaco ancora fresco”.
Oggi il Duomo dopo oltre 550 anni, è ancora in piedi, grazie ad interventi che hanno tamponato la situazione ma che non l’hanno risolta; l’abside si abbassa ancora, molto lentamente ma inesorabilmente.

Purtroppo non si tratta di un problema strutturale (forse risolvibile con interventi sull’immobile) ma è il terreno su cui poggiano le fondamenta a muoversi verso il basso, sia sotto il Duomo che lungo tutto il crinale sud-ovest di Pienza: il giardino pensile di Palazzo Piccolomini, alcune case limitrofe e l’intero quartiere di Gozzante sono sottoposti a movimenti e crepe dei muri portanti.
Nei secoli, molti si sono occupati del consolidamento del Duomo ma, fra tutte le proposte e gli interventi eseguiti, quella forse più curiosa è stata quello dell’Ing. Socini del 1909. La proposta fu formulata con un articolo nella “Rivista d’Arte” (Anno VI, n. 2 Marzo – Aprile 1909) nell’anno immediatamente precedente all’inizio degli imponenti lavori di sottofondazione diretti dall’Arch. Alfredo Barbacci. L’ing. Socini, nel suo intervento, suggerisce una soluzione drastica; smontare l’abside, ricostruire le fondamenta e rimontare il tutto con gli stessi materiali.
Il consiglio non fu seguito e si collocò nel novero delle curiosità sul Duomo; nel 1911 iniziarono i primi lavori di sottofondazione che si protrassero fino al 1934. Altri lavori furono necessari agli inizi degli anni Sessanta.

Ecco il testo della proposta:

copertina“[…] Quali potrebbero essere i provvedimenti da adottarsi per evitare una prossima o lontana, ma prima o poi sicura rovina dell’artistico edificio? Molto se ne è parlato nel corso di più secoli, ma nessuna proposta sicura e completa è stata mai avanzata. Come ho già avuto occasione di accennare, più volte si e tentato di arrestare il lento progressivo movimento della parte absidale della chiesa, prima con una galleria fognante, poi con solido muro a sprone a retta della parte scorrevole, e infine con l’imbrigliamento mercè forti catene di ferro ; ma tutto ciò è risultato affatto efficace. […] In una lettura fatta all’Istituto Germanico di Storia dell’arte ebbi occasione di enunciare una proposta sulla questione del Duomo di Pienza.
Dopo aver costatato come sino ad ora non sia stato possibile escogitare un espediente tale da impedire lo sprofondamento e l’eventuale rovina della tribuna; e dopo avere ammesso, – cosa che io ritengo certa – la impossibilità di trovare un provvedimento che, pur lasciando l’edificio quale ora apparisce, dia assicurazione per il necessario e definitivo suo consolidamento, giustificando in pari tempo l’ingente spesa indispensabile; e data pure la conseguente previsione che in epoca più o meno lontana, per legge naturale, la parte absidale, oggi distaccata e calata oltre novanta centimetri, franasse nella sottostante valle; tenuto presente tuttociò, domandavo, cosa si farebbe allora ?

Si ricostruirebbe in più solide fondamenta, come si fa per il Campanile di Venezia, perché di certo nessuno ammetterebbe che quel bell’esempio di architettura restasse allo stato di rudere o mutilato della parte sua più bella.
E allora perché non possiamo, anzi non dobbiamo, previdenti e solleciti, fare noi ciò che inevitabilmente farà la natura, e con evidenti maggiori danni a cagione di quell’incatenamento che si porterebbe dietro buona parte della Chiesa e forse anche il Campanile? Smontare e ricostruire integralmente con gli stessi pietrami e materiali quella parte dell’edificio per aver modo di costruire un piano stabile e compatto, ove poter piantare su solide fondamenta i pochi muri dell’abside, è cosa facile e di sicuro esito, e nemmeno di una sproporzionata e insostenibile spesa. Né deve sembrare strana e insostenibile la proposta, limitata alla ricostruzione di ben piccola parte di un edificio che a tutti sta a cuore, non solo per la sua bellezza, ma per l’interesse che ha per la storia dell’architettura. Deve anzi sembrare ormai più che frustaneo, temerario, date le sopra descritte condizioni del suolo e dell’edificio, qualunque altro lavoro che si volesse tentare nelle viscere della terra. […] Con la proposta ricostruzione eseguita con gli stessi antichi materiali, si avrebbe poi anche il grande beneficio estetico di ritornare al pristino stato quella parte di edifizio, attualmente sformata nei suoi archi, nei suoi bellissimi e svelti piloni a fascio di colonne, nelle sue caratteristiche finestre bifore e trifore, e di correggere in pari tempo anche il deturpante dislivello prodotto dall’abbassamento del terreno.
Certo è che l’opera rosselliniana non potrà restare ancora molto tempo nelle pericolose condizioni presenti; e perciò mi auguro che questo mio scritto, sia, se non altro, incentivo a qualche positiva proposta atta alla conservazione dell’insigne monumento
.”
A. SOCINI

Attualmente il Duomo è costantemente monitorato con sensori elettronici che misurano gli scostamenti delle crepe delle pareti absidali e dei pavimenti; l’ultima proposta di consolidamento – avanzata da una ditta specializzata – prevederebbe l’inserimento di martinetti idraulici in tutto il perimetro esterno ed interno dell’abside per contrastare la discesa del terreno. Ad oggi non si hanno notizie di lavori programmati e finanziati.

(articolo realizzato in collaborazione con PortalePienza.it)