UN ORIZZONTE INCONFONDIBILE
Memorie valdorciane di Lidia Paolucci Lorenzoni
(Canonica 8 – pag. 120)
Le pagine che seguono mi furono affidate molti anni fa dalla loro autrice. Rileggendole a distanza di tanto tanto tempo, non solo le ho gradite e apprezzate, ma mi hanno spinto a condividerle con il gruppo del Centro studi Pientini.
Contengono ricordi personali e familiari che si snodano in un arco di tempo che va dagli anni 30 agli anni 70 fornendoci, nel contempo, interessanti descrizioni della storia come della vita sociale economica e culturale degli abitanti di Pienza e della Val d’Orcia.
AGOSTINO DATI, LA CASA DI PIENZA
E I RAPPORTI CON PIO II
(Canonica 8 – pag. 93)
A Pienza sul fronte di un palazzetto, che si trova in Via Buia, è posto uno stemma in arenaria gialla, pietra tipica del luogo, che raffigura uno scudo in rilievo con all’interno tre sfere; al di sotto, quasi a sostegno, è scolpito un angioletto alato. Via Buia è una strada perpendicolare al Corso principale dell’abitato e rientra tra quei vicoli tipici, cosiddetti “a pettine”, che formano gran parte del tessuto spontaneo della vecchia Corsignano.
L’apporto culturale, politico-amministrativo ed artistico fornito da PioA Pienza molti sono i luoghi che ne stabiliscono la peculiare identità, e tra questi è possibile citare la biblioteca di Palazzo Piccolomini che contiene scaffali e armadi che conservano gelosamente manoscritti e documenti di «…notevole pregio».1 Un ambiente, questo della Biblioteca, che in origine, e secondo la descrizione che ce ne ha lasciato lo stesso Enea Silvio Piccolomini nei Commentari, II e dai suoi collaboratori ed intermediari nelle Marche del ‘400 è ancora oggi difficile quantificarlo. Certo è che, come sottolineato da llustri storici già da tempo, è stato spesso minimizzato, se non tralasciato, forse a causa della breve durata del suo pontificato, senza considerare la consistenza dell’opera e del messaggio che continuarono a produrre frutti molto a lungo.
L’OPERA DI «SINENSES» E «PIESCHI» NELLE MARCHE DI FINE ‘400
(Canonica 8 – pag. 37)
L’apporto culturale, politico-amministrativo ed artistico fornito da Pio II e dai suoi collaboratori ed intermediari nelle Marche del ‘400 è ancora oggi difficile quantificarlo. Certo è che, come sottolineato da llustri storici già da tempo, è stato spesso minimizzato, se non tralasciato, forse a causa della breve durata del suo pontificato, senza considerare la consistenza dell’opera e del messaggio che continuarono a produrre frutti molto a lungo.
CRISTOFORO DI BINDOCCIO, MEO DI PERO E IL CICLO FRANCESCANO DI PIENZA. RARITÀ ICONOGRAFICHE E NUOVE SCOPERTE
(Canonica 8 – pag. 5)
La chiesa di San Francesco a Pienza
L’edificio dedicato al Santo di Assisi si affaccia sul corso principale della città e mostra, nella propria semplicità, le caratteristiche essenziali delle chiese degli ordini mendicanti [fig.1]. Un’unica navata, sormontata da un tetto a capriate, si innesta all’area presbiteriale che presenta una sola cappella quadrangolare qualificata con volte a crociera.