Pubblicato il numero di febbraio 2018 del Bollettino Parrocchiale, ospitato dal sito del Centro Studi.
E’ possibile scaricare il file .pdf del nuovo numero e di tutti i numeri dal 2011 dalla RELATIVA PAGINA <<<.
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Matteo Parrini
(Canonica 7 – pag. 103)
L’eclettico Lippi, spassoso autore del “Malmantile” annota che…
“…si crede comunemente dal volgo che il papato, somma dignità nella Chiesa cattolica renda in certo modo chi lo possiede felice e beato in questa terra: e che però Godere il papato altro non sia che vivere una vita oziosa, ed ai piaceri del mondo tutta rivolta: il che è assolutamente falso. Io pertanto direi, stimando molti la felicità di questa vita consistere nel mangiare e nel bere…”
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>I Banchetti papali
Elena Filippi
(Canonica 7 – pag. 65)
L’occasione dell’importante anniversario di Pienza nel suo riconosciuto valore di patrimonio culturale da parte ell’UNESCO spinge e interrogarsi – di nuovo (e non è mai abbastanza) – su quella stagione forse irripetibile che fu il contesto dell’Umanesimo intorno a Enea Silvio Piccolomini, segnatamente in questo caso dal punto di vista della storia delle idee tradotte in esperienza artistica e visiva.
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>La quadratura del cerchio
Umberto Bindi
(Canonica 7 – pag. 51)
All’interno dei depositi sedimentari localmente denominati “crete senesi” si trova una particolare pietra traslucida, la cosiddetta Selenite, talmente tenera che si può scalfire con un’unghia, dai particolarissimi pallidi riflessi e che rappresenta una vera e propria curiosità del territorio, soprattutto per quanto riguarda i tanti nomi con i quali è indicata e le altrettante numerose credenze che le son fiorite intorno.
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>Specchio d’asino
Aldo Lo Presti
(Canonica 7 – pag. 29)
Il «rialzo» della facciata del Duomo di Pienza, nell’ipotesi che vi sia stata l’effettiva necessità di realizzarlo in corso d’opera, rappresenterebbe il primo di una lunga serie di interventi che, nel corso dei secoli, hanno contribuito a rimodellare, senza stravolgerlo,
il progetto della «novam ecclesiam» di Santa Maria Assunta in Cielo.
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>Il Duomo di Pienza
Ilaria Bichi Ruspoli
(Canonica 7 – pag. 5)
Il contesto edilizio di Pienza è caratterizzato da edifici ecclesiastici di elevato rilievo sia per architettura che per decorazione interna, a partire dalla romanica pieve di Corsignano, passando per la gotica chiesa conventuale di San Francesco, per arrivare al vertice della cattedrale, insigne monumento papale agli ideali umanistici e rinascimentali.
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>La chiesa di San Carlo
Pienza,
Sala Convegni
Conservatorio San Carlo Borromeo
Sabato 9 Settembre 2017
Ore 10.30 – 16.30
L’iniziativa nasce dall’interesse suscitato dalla sezione della mostra del “Buon secolo della pittura senese” dedicata a Francesco Rustici. Molti gli studiosi che aderiscono all’iniziativa, arricchendo il programma della giornata.
INFO: +39 333 2764568 roger.roger1953@gmail.com
di Umberto e Giulio Bindi
Dai fondali pliocenici del mare toscano riemergono resti fossili di antiche balene, delfini e squali; non è difficile imbattersi in piccoli reperti che raccontano la storia di una terra antichissima.
L’ANTICO MARE RIEMERSO
Il ritrovamento fortuito di un dente di squalo fossile nelle crete valdorciane è l’occasione per riprendere l’argomento dell’articolo pubblicato nel numero 2 della nostra rivista CANONICA (2012); l’articolo, dal titolo “Il delfino fossile di Lucciola Bella”, raccontava lo straordinario ritrovamento di alcune significative parti dello scheletro di un delfino vissuto durante il periodo Pliocenico, nelle argille di Lucciola Bella, a pochi chilometri da Pienza.
Sappiamo con certezza che durante l’era geologica denominata Pliocene (tra i 2,5 e i 5,3 milioni di anni fa) una buona parte della Toscana era sommersa da un mare tropicale e che le terre emerse erano costituite da alcune isole sparse in corrispondenza delle vette del fondale sottostante. In quel periodo sui fondali si formarono le argille che oggi costituiscono una buona parte delle terre emerse e che sono costituite anche dai resti fossili della fauna marina allora esistente.
Il Delfino Etrusco ritrovato nel 2003 dal GAMPS (Gruppo “Avis” di Mineralogia e Paleontologia di Scandicci) costituisce un esemplare molto importante ed è stato oggetto di studi, catalogazioni ed esposizioni, per essere oggi conservato presso il Museo Geopaleontologico GAMPS di Scandicci (FI). Per i non addetti ai lavori non è difficile trovare altri resti minori tra cui resistentissimi denti di squalo; dopo forti temporali non è raro imbattersi in esemplare dilavati dalle acque e liberati dai depositi antichi di milioni di anni.
I ritrovamenti dell’estate 2017 da noi effettuati sono avvenuti in una piccola parete di argilla lungo la strada che dalla Pieve di Corsignano porta ai poderi Morgiaglie e Podernuovo; eravamo alla giocosa “ricerca di ossa di dinosauro”, con tanto di piccozze, scalpelli e spazzole d’ordinanza e ci eravamo cimentati da circa mezz’ora nella raccolta di conchigliette fossili e qualche pezzo di minerale. Dagli strati di cui è composta l’argilla emergevano piccoli esemplari di conchiglie e la nostra “forza d’urto” scalfiva appena la superficie dei depositi pliocenici, per cui iniziammo a guardarci intorno perché l’azione dilavante delle acque piovane avevano portato in superficie vari elementi; ad un tratto, un piccolo bagliore aveva attirato la mia attenzione e, avvicinatomi al suolo, ho notato distintamente un pezzo grigio dalla forma piuttosto regolare. Non lo stavo cercando ma avevo già visto in qualche documentario quella forma triangolare e non ci ho messo molto a realizzare che si trattava di un dente di squalo. Ho raccolto l’esemplare scalzando la piccola zolla di argilla che lo sosteneva e l’ho mostrato a Giulio, cercando di spiegargli come fosse possibile tale ritrovamento; resti di pesci in mezzo alla terra!? Non vi dico la sorpresa di un bambino di sei anni che sente dire che avevamo in mano un dente del pericoloso predatore marino.
IL DENTE n. 1
Si tratta di un dente superiore dalla forma triangolare, che lo squalo utilizza per tranciare la preda, dopo averla afferrata con i denti inferiori, solitamente più aguzzi e aghiformi. A differenza di quelli umani, i denti dello squalo non sono fissi nella cartilagine della mascella ma sono ancorati al derma tramite fibre connettivali. Nella sua vita un esemplare può arrivare a cambiare anche 20.000 denti.
Le dimensioni del ritrovamento sono piuttosto modeste; misura infatti 14 mm di larghezza e 15 di altezza; la fascia alla base della struttura (radice), leggermente arcuata, misura 3 mm. Il rivestimento esterno è costituito da smalto a protezione della dentina sottostante. Le sue condizioni sono perfette; la superficie è lucida e priva di escoriazioni o scalfiture ed è tutt’ora estremamente affilato.
IL DENTE N. 2
L’appetito vien mangiando così qualche settimana dopo siamo tornati con Giulio e la mamma nella piccola parete argillosa e siamo stati di nuovo fortunati; dopo qualche decina di minuti di ricerca un altro dente, del tutto simile al primo ma più piccolo e di colorazione nocciola, è apparso nella superficie arida e asciutta della creta. Lo abbiamo raccolto lasciandolo nella piccola zolla di argilla che lo ha conservato per tantissimi anni e ne pubblichiamo qui sotto l’immagine.
Al termine di questo piccolo contributo voglio segnalare alcune ricerche e articoli sull’argomento, primo tra tutti il già citato lavoro pubblicato sul n. 2 della rivista CANONICA, scaricabile al seguente link. Interessante, per i bambini, il lavoro pubblicato nel sito del Politecnico di Milano dal titolo “Quando in Val d’Orcia c’era il mare … ed a Lucciola Bella gli squali mangiavano i delfini (cliccare sul titolo per raggiungere il sito). Infine l’interessante video di Simone Casati, membro del GAMPS, visibile su Youtube
Dopo la definizione dello Stemma Araldico avvenuta nel 2004 (1), l’Amministrazione Pientina ha voluto ufficializzare anche il titolo di CITTA’, già di fatto acquisito grazie alla nomina di sede diocesana del 13 agosto 1462 ad opera di Pio II (2) ma mai formalmente definito dalla Presidenza della Repubblica (3). Così, martedi 18 luglio 2017, il Prefetto di Siena consegnerà al Sindaco il decreto che conferisce il titolo legale di Città a Pienza.
(1) La definizione dello stemma araldico fu ufficializzata dal Consiglio Comunale del 30 gennaio 2004 e pubblicato, insieme al nuovo Statuto Comunale, in un volume edito nello stesso anno. Si legge nell’introduzione del Sindaco Marco Del Ciondolo: “Oltre al testo integrale dello Statuto, il volume contiene una ricerca storica sullo stemma araldico che ne riscontra la presenza nei documenti e nelle rappresentazioni del passato; numerose sono state, nel corso dei secoli, le versioni utilizzate dall’Amministrazione Pubblica pientina, con varianti che talvolta differivano notevolmente tra loro. Allo studio è seguita la definizione ufficiale, di cui è in corso il riconoscimento di legge da parte dell’Ufficio Onorificenze e Araldica della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con l’introduzione nello Statuto della descrizione di stemma e gonfalone. Il nuovo disegno adottato prende spunto dalla raffigurazione che compare nell’affresco quattrocentesco presente nella Sala del Consiglio. Nella terza parte della pubblicazione le norme tecniche per l’utilizzo dello stemma costituiscono il manuale di riferimento per chi, all’interno e all’esterno dell’Amministrazione, si troverà a impiegarle, creando i presupposti per un uso conforme nel tempo”.
(2) Ecco come nei Commentari di Enea Silvio Piccolomini – Papa Pio II° – si ricorda il primo riconoscimento che il suo più illustre cittadino ebbe a concedere: “ Il borgo di Corsignano diventa città e prende il nome dal Pontefice e suo novello fondatore; è ornata di uno splendido duomo ed innalzata a sede di un nuovo episcopato. In questo medesimo tempo Pio propose nel Senato di promuovere il suo borgo nativo al rango di città: la proposta fu approvata con il generale consenso e la nuova città fu chiamata Pienza invece di Corsignano” – ( Commentarii Libro VIII cap. V)
(3) La qualifica di CITTA’ viene decretata dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, sulla base delle norme legali, da ultimo disciplinate dal Dlgs n. 267 del 2000 e da vari decreti. Per approfondimenti vedi regio decreto 7 giugno 1943, n. 652 aggiornato con Dpcm del 28 gennaio 2011.