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“Premesse a Pienza” di Marco Spesso

Segnaliamo l’uscita del volume di Marco Spesso dal titolo “Premesse a Pienza. Architettura e umanesimo integrale” per i tipi di Franco Angeli Editore.

In breve
L’adeguamento del borgo di Corsignano a un più alto rango urbano non è riducibile agli stereotipi dell’utopia, della città ideale e di una concezione meccanica della cultura umanistica. Le ‘premesse’ a Pienza costituiscono quel-l’insieme di criteri che il papa Pio II propose a costruttori e artisti, lasciando poi loro libertà di elaborazione, in modo di certo più ampio e complesso rispetto alle consuetudini, soprattutto perché vivamente partecipato nella dialettica integrazione di tutti i valori da raggiungere.
Presentazione del volume
Il contributo di papa Pio II all’architettura non si limita alle committenze per Pienza, Siena e Roma, bensì esplicita una propria autonomia concettuale e operativa, formatasi per integrazione di molteplici interessi e motivazioni, con linearità dagli anni giovanili al pontificato. Le sue riflessioni scaturirono da un’inesauribile curiosità verso l’espressione umana e la natura; proprio in virtù di un umanesimo integrale quei pensieri furono flessibili a diversi requisiti ambientali, simbolici e funzionali. Le opere pientine, in particolare, si distinguono per originalità e autenticità da analoghe operazioni curiali e signorili, pur entro un comune orizzonte.
L’adeguamento del borgo di Corsignano a un più alto rango urbano non è riducibile agli stereotipi dell’utopia, della città ideale e di una concezione meccanica della cultura umanistica. Ben più complesse furono le sue matrici: aderenti a numerosi principi di realtà, eppure risolte nella libertà dell’arte. Un’ordinata e razionale analisi delle fonti – scevra da pregiudizi, che ne hanno eluso la ricchezza di spunti interpretativi, e da determinismi – è in grado di orientare lo studio dei caratteri propri di quelle opere, riconducendoli ad una loro compiuta individualità, unica e irripetibile, rispetto al loro tempo; così attesta, in ogni caso, la volontà del papa stesso di sancirla, nel caso della cattedrale, addirittura con una bolla di anatema contro ogni possibile alterazione dei valori architettonici.
Le ‘premesse’ a Pienza costituiscono, pertanto, quell’insieme di criteri che il papa propose a costruttori e artisti, lasciando poi loro libertà di elaborazione, in modo di certo più ampio e complesso rispetto alle consuetudini, soprattutto perché vivamente partecipato nella dialettica integrazione di tutti i valori da raggiungere.
Marco Spesso è docente di Storia dell’Architettura presso l’Ateneo di Genova. Ha già affrontato, in alcuni saggi, l’analisi delle fonti di ispirazione di Pio II per le architetture di Pienza.
Autori e curatori – Marco Spesso
Contributi – Stefano Fera
Dati – pp. 160, 1a edizione 2018 (Codice editore 1579.3.10)

BECCACERVELLO E LA SUA PROBABILE STORIA

Riprendiamo dalla pagina Facebook di Giancarlo Bastreghi un interessante articolo che parla di un luogo caro ai pientini, il podere BECCACERVELLO. Tra le persone che lo hanno abitato recentemente ricordiamo il compianto ALEARDO PAOLUCCI, pittore e artista ineguagliabile e ROMEA RAVAZZI, anch’essa pittrice di rara poesia. Bastreghi allarga l’orizzonte ipotizzando un passato altrettanto ricco di arte e storia.

UNA CURIOSA NOTA, SOPRA UNA ANTICA STELE CARICA DI MEMORIE E FATTI PIENTINI

Credo che a molti di noi passeggiando lungo la strada che da S. Caterina conduce verso il bosco di Porciano, oltrepassato il cimitero, nell’avvicinarsi a “Beccacervello” e gettato lo sguardo nel giardinetto, abbiano notato l’edicola monumento in cotto di mattoni con incussa una pietra inscritta e che non si siano chiesti quale “segreto“ poteva celare, e perchè mai, e per quale ragione essere giusto lì “monumentata”. A Pienza, tra i Pientini del passato, il “mistero“ fu risolto col dire; <<….che nella pietra si raccontava la memoria antica che celebrava la nascita di Enea Pontefice, proprio lì, in quel di “Beccacervello”, cosa questa sicurissima perché detta e sentita e tramandata dai Padri dei Padri!>> e così dicendo di anno in anno la leggenda è continuata sino praticamente ai giorni nostri!
In verità le cose non stavano proprio così come tutti sappiamo… però la “curiosita’” e il perché per quel monumento in tanti di noi continua, quindi oggi cercherò il raccontarvi di come stavano i fatti e le venture, iniziando con lo svelare il “segreto” scritto nella stele in “Pario” del giardino e chi ne fosse Autore.

TESTO SCRITTO IN LATINO IN CARATTERE TONDO

HOC SIMEON. BAFFUS SAXIS AC VEPRIB. (us)
HORRENS ARUM MACERIE SEPSIT ET
EXCOLUIT INNUERIS QUE OPERUM IMPENSIS
CONSEVIT ET AUXIT ARBORIBUS FERRO VIX
SILICE EDOMITA PRAEDIUM ET URBANAM
STRUXIT SEDEM Q. COLUMBIS ET SCRUPIS
RECTAS STRAVIT UTRUNQUE VIAS
HINC DEUS AVERTAT VIM CAELI ET GRANDINIS
RAS UT LAETAS SEGETES GRATA(s) Q. POMAS FERAT.
ANNO GRATIE MDLXXV PRINCIPATU FRANC. MED.
MAGNI ETRURIAE SECUNDI.

TESTO TRASCRITTO IN ITALIANO :

Questo campo, irto di sterpi e di macigni,
Simeon Baffo cinse d’un muro a secco
e coltivò con cura ; con lavori di ingentissimo
costo lo seminò e lo arricchì di alberi ;
ogni pietra eliminata a fatica con l’aratro ,
ne fece un podere ed eresse una civile abitazione
e dall’una e dall’altra parte lastricò di pietre
le diritte vie.
da questo luogo Dio allontani l’ostilità del cielo
e la furia della grandine , affinché produca
copiose messi e graditi frutti .
Anno di Grazia 1575 , sotto il Principato di
Francesco I de’ Medici , secondo Granduca di Toscana

Ed eccovi ora i fatti, giustappunto o pressappoco, come dovevano stare:
Al tempo tutta la terra che andava da Pienza,sia a destra che a sinistra lungo la strada per San Quirico, oggi via di S. Caterina , e oltre appartenevano alla Cattedra Vescovile, e ne godeva e disponeva per diritto dotale delle proprietà il Vescovo titolare Pientino. Il Vescovo di Pienza e Montalcino era al tempo Francesco Maria Piccolomini (1554-1599) ultimo vescovo della due diocesi unite, il quale ,tra le tante altre cose , partecipò al Concilio di Trento dal 1545 al 1563 , fatto questo che determinerà certi eventi di cose pientine alla base di questa modesta “ricerca” .
Di converso il “Nostro” Simon Baffo della esposta scritta , apparteneva ad una illustre famiglia veneziana,ascritta al Patriziato,e originaria di Cipro, e il “nomen” di detta famiglia si identificava con il toponimo della città Cipriota di Paphos, da cui trasse poi il nome per la propria “gens”.
Nella Repubblica Veneta i vari membri di questa famiglia godettero di importanti incarichi nel Maggior Consiglio , e si distinsero per i favori che concessero al Clero della Repubblica. Alla famiglia Baffo appartenne Cecilia Venier Baffo, (1525-1587) la futura “Nurban”, figlia di Nicolò Venier e di Violante Baffo, che sarà moglie prediletta di Selim II Sultano dei Turchi,e madre di Amurat III.


La Famiglia Baffo si estinse nell’ultimo quarto del XVIII secolo con Giorgio Baffo,(1694-1768) Veneziano – poeta Lubrico e vernacolare.
E’ mia personale ipotesi che il “nostro” Baffo (quasi sicuramente sacerdote dato il suo incarico prelatizio, anche per la dimostrata conoscenza Latina formale-stilistica della scritta in “Latino Celebrativo” nell’epigrafe, sia, con molta probabilità, opera sua) e’ mia opinione personale che il Baffo sia stato “assunto all’uffizio“ a Venezia dal Piccolomini, quale suo segretario e amanuense personale al Concilio di Trento,e che una volta concluso il Concilio il nostro per la valenza dimostrata al servizio del Presule ,su invito di questi abbia seguito il Vescovo a Pienza, quindi incardinato nel Clero Pientino. A Pienza edifica la sua Signorile dimora su di un terreno della Cattedra Vescovile, prospiciente la Città, concessagli dal Piccolomini per benevolenza e a ricompensa dei suoi buoni uffici nel Concilio , e anche per l’affetto filiale dimostrato alla sua persona .
E dunque – infine – la domanda; Perchè, che di poi, tale Villa fu nomata “Beccacervello“?

Tra tutti i dizionari di toponomastica che ho potuto visionare, non risulta il toponimo “Beccacervello” e anche il Repetti lo ignora, quindi avrei ipotizzato una mia personale formulazione per spiegare circostanze e fatti di questo curioso appellativo:

*Nel “Dizionario delle Origini” edito a Milano nel 1831 ho trovato:
”si disse “Beccarsi il Cervello“ per fantasticare e darsi a intendere quello che non può essere, il Varchi notò che si “Beccava il Cervello “uno che faceva i “Castellucci in Aria”, e il Fiorenzuola, accennò a una Padrona che si “Beccava il Cervello” il per chiamare persone che non volevano venire, e infine il Berni cita il detto “C’e chi si Becca il Cervello, in modo, chi in altro”.
Infine di poi ho cercato nei modi di dire è ho trovato: ” Beccarsi il Cervello; “riuscire nell’intento con guadagno, ma anche ammalarsi (di Cervello)”.
Il “Vocabolario Fiorentino e dei modi di dire Toscani”; “Beccare“prendersi una malattia, ammalarsi.
In conclusione, visto che oramai l‘ho fatta troppo lunga, sarei arrivato alla determinazione di concludere, che il toponimo di “Beccacervello” fu il nome surrogato dalla Villa proprio da Don Simeone Baffo, dopo la sua dipartita al Padre Eterno, e così chiamata di poi dal popolo pientino “ad memori” per detto Monsignore, e ribattezzata dai pientini antichi con il soprannome personale del proprietario, don Baffo, il così detto e conosciuto da tutti al tempo; ”il Beccacervello”, cioè di un pignolo e prolisso “rompicoglioni” che crea complicanze per carattere dei modi di agire e senza determinazione alcuna. (A Pienza ne sopravvivono a tutt’oggi alcuni noti esemplari).
Un‘ultima nota: il Barbacci scrisse circa le varie cose di Pienza che: ”…a poca distanza fuori dalla Porta al Prato eravi un tempo una Cappelletta dedicata alla Madonna del Rosario, ad oggi scomparsa e non più esistente (…) , e’ una mia ipotesi che tale Cappella della Madonna del S.S. Rosario si riconoscesse ,in ragione delle motivazione che sotto espongo, proprio nella cappella privata della villa di Mons.Baffo, (oggi e’leggibile la porta in parte tamponata e residuata con la finestra dello studio di pittura dei Paolucci, che si affaccia proprio a fronte sul giardino del “monumento“), questa solenne Celebrazione, al tempo, novella devozione, per l’accolto “Voto di Grazia“ al Pontefice Romano, e quindi istituito e canonizzato da Pio V, che ogni ”Mezzodì ed in Eterno” fosse intesa per ricordanza di Grazia con il solenne suono “a doppio disteso” di tutte le campane della Cristianità per la Grazia ottenuta dalla “Vergine Maria“ nella vittoria Cristiana di Lepanto sugli “infedeli” Turchi, avvenuta quattro anni prima alla costruzione della “Villa”, il 7 ottobre del 1571.
Ancor oggi l’antica canonica disposizione Pontificia viene solennizzata in tutta la Cristianità, a memoria della Grazia Ricevuta a Lepanto dalla Madonna del Rosario, le campane di tutte le Chiese suonano “al doppio”, ogni Mezzodì, di ogni giorno e per tutti i giorni che saranno.
Eccovi esposte – e gradite spero – queste mie divagazioni circa una misteriosa scritta, uno strano nome e un prete. […]

I banchetti papali nell’ultimo viaggio di Pio II

Matteo Parrini

I BANCHETTI PAPALI NELL’ULTIMO VIAGGIO DI PIO II

(Canonica 7 – pag. 103)

L’eclettico Lippi, spassoso autore del “Malmantile” annota che…
“…si crede comunemente dal volgo che il papato, somma dignità nella Chiesa cattolica renda in certo modo chi lo possiede felice e beato in questa terra: e che però Godere il papato altro non sia che vivere una vita oziosa, ed ai piaceri del mondo tutta rivolta: il che è assolutamente falso. Io pertanto direi, stimando molti la felicità di questa vita consistere nel mangiare e nel bere…”

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>I Banchetti papali

La quadratura del cerchio

Elena Filippi

«LA QUADRATURA DEL CERCHIO»: PIO II, CUSANO, ALBERTI E LA RICERCA DELLA MISURA IDEALE PER IL NUOVO CITTADINO DELL’EUROPA MODERNA

(Canonica 7 – pag. 65)

L’occasione dell’importante anniversario di Pienza nel suo riconosciuto valore di patrimonio culturale da parte ell’UNESCO spinge e interrogarsi – di nuovo (e non è mai abbastanza) – su quella stagione forse irripetibile che fu il contesto dell’Umanesimo intorno a Enea Silvio Piccolomini, segnatamente in questo caso dal punto di vista della storia delle idee tradotte in esperienza artistica e visiva.

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>La quadratura del cerchio

Specchio d’asino nel Latte di Luna

Umberto Bindi

SPECCHIO D’ASINO NEL LATTE DI LUNA

(Canonica 7 – pag. 51)

All’interno dei depositi sedimentari localmente denominati “crete senesi” si trova una particolare pietra traslucida, la cosiddetta Selenite, talmente tenera che si può scalfire con un’unghia, dai particolarissimi pallidi riflessi e che rappresenta una vera e propria curiosità del territorio, soprattutto per quanto riguarda i tanti nomi con i quali è indicata e le altrettante numerose credenze che le son fiorite intorno.

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>Specchio d’asino

Un fragile sogno d’amore e d’arte: il Duomo di Pienza

Aldo Lo Presti

UN FRAGILE SOGNO D’AMORE E D’ARTE: IL DUOMO DI
PIENZA FRA «RIPRISTINO» E «RICOSTRUZIONE»

(Canonica 7 – pag. 29)

Il «rialzo» della facciata del Duomo di Pienza, nell’ipotesi che vi sia stata l’effettiva necessità di realizzarlo in corso d’opera, rappresenterebbe il primo di una lunga serie di interventi che, nel corso dei secoli, hanno contribuito a rimodellare, senza stravolgerlo,
il progetto della «novam ecclesiam» di Santa Maria Assunta in Cielo.

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>Il Duomo di Pienza

La chiesa di San Carlo Borromeo

Ilaria Bichi Ruspoli

La chiesa di San Carlo Borromeo a Pienza e un profilo del suo fondatore Ottavio Preziani

(Canonica 7 – pag. 5)

Il contesto edilizio di Pienza è caratterizzato da edifici ecclesiastici di elevato rilievo sia per architettura che per decorazione interna, a partire dalla romanica pieve di Corsignano, passando per la gotica chiesa conventuale di San Francesco, per arrivare al vertice della cattedrale, insigne monumento papale agli ideali umanistici e rinascimentali.

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>La chiesa di San Carlo

Giornata di studi: FRANCESCO RUSTICI e il NATURALISMO a Siena

Pienza,
Sala Convegni
Conservatorio San Carlo Borromeo

Sabato 9 Settembre 2017
Ore 10.30 – 16.30

L’iniziativa nasce dall’interesse suscitato dalla sezione della mostra del “Buon secolo della pittura senese” dedicata a Francesco Rustici. Molti gli studiosi che aderiscono all’iniziativa, arricchendo il programma della giornata.
INFO: +39 333 2764568 roger.roger1953@gmail.com