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PIO II CON LA BARBA

Riceviamo da Matteo Parrini, fertile studioso di Matelica e collaboratore del Centro Studi Pientini, immagini e commenti su alcune raffigurazioni di Pio II con la barba. La prima immagine, già pubblicata nel n. 7 di Canonica, proviene dal Palazzo Comunale di Sassoferrato, mentre le altre sono immagini per noi inedite, che di seguito proponiamo ai nostri lettori.

Di Matteo Parrini

Il Cardinale Bessarione nel Monumento Funebre di Pio II

Le due raffigurazioni di Pio II con la barba che segnalo in questo breve articolo risalgono, sia per l’affresco del palazzo comunale di Sassoferrato che per il santuario della Beata Vergine di Mantova, alla seconda metà del XVI secolo. In quel periodo altri vari pontefici ebbero la barba e si diffuse la concezione che Pio II, da protettore delle lettere greche e del cardinale Bessarione, non fosse stato affatto contrario alla barba, essendo stato lui in conclave ad aver affermato: «Nondum barbam rasit Bessarion, et nostrum caput erit?» (Se quindi il Bessarione si rasasse la barba, sarà anche il nostro capo?).

Anche nella famiglia Piccolomini la barba sarebbe stata ben vista, come dimostrò Antonio Piccolomini, nipote del papa, noto per la bella barba nera fluente.

L’aspetto di entrambi i “Pio II” barbuti può rimandare all’aspetto dello stesso Bessarione che si vede sul monumento funebre di Pio II a Roma o al Sant’Andrea del Tempietto di Sant’Andrea a Porta del Popolo (realizzato tra il 1551 ed il 1553), dove si ricorda l’arrivo a Roma, nel 1462 della preziosa reliquia dell’apostolo.

Sant Andrea del Tempietto a Roma

L’immagine di Pio II nel santuario di Mantova (qui si fermò oltre 8 mesi) riporta infine all’immagine dei papa del Concilio di Trento e l’iscrizione sottostante è: «Dopo le cure dolorose e gravi, Chiuso il Concilio, il successor di Pietro A Te porge Maria ambe le chiavi». D’altra parte lo stesso Pio II nei suoi Commentari, al libro XI, si è soffermato sul fatto che «quae illa in aetate barbam requiret», ossia con l’anzianità, arriva anche la barba come segno distintivo di saggezza (Ringrazio Roggero Roggeri per la segnalazione della statua di Pio II nel Santuario di Mantova).

Santuario Vergine delle Grazie di Mantova

Credo che si possano trovare anche altre immagini di un improbabile Pio II barbuto; per adesso segnalo che a Bologna esiste un dipinto del ‘600 con Enea Silvio Piccolomini, non ancora papa, giustamente senza barba.

I banchetti papali nell’ultimo viaggio di Pio II

Matteo Parrini

I BANCHETTI PAPALI NELL’ULTIMO VIAGGIO DI PIO II

(Canonica 7 – pag. 103)

L’eclettico Lippi, spassoso autore del “Malmantile” annota che…
“…si crede comunemente dal volgo che il papato, somma dignità nella Chiesa cattolica renda in certo modo chi lo possiede felice e beato in questa terra: e che però Godere il papato altro non sia che vivere una vita oziosa, ed ai piaceri del mondo tutta rivolta: il che è assolutamente falso. Io pertanto direi, stimando molti la felicità di questa vita consistere nel mangiare e nel bere…”

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>I Banchetti papali

La quadratura del cerchio

Elena Filippi

«LA QUADRATURA DEL CERCHIO»: PIO II, CUSANO, ALBERTI E LA RICERCA DELLA MISURA IDEALE PER IL NUOVO CITTADINO DELL’EUROPA MODERNA

(Canonica 7 – pag. 65)

L’occasione dell’importante anniversario di Pienza nel suo riconosciuto valore di patrimonio culturale da parte ell’UNESCO spinge e interrogarsi – di nuovo (e non è mai abbastanza) – su quella stagione forse irripetibile che fu il contesto dell’Umanesimo intorno a Enea Silvio Piccolomini, segnatamente in questo caso dal punto di vista della storia delle idee tradotte in esperienza artistica e visiva.

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>La quadratura del cerchio

UNA RARA FIGURINA PIESCA

DI ALDO LO PRESTI

Ciò che fu detto (ed ancora si dice) per Orvieto, cioè il fatto d’essere «…una città dove innato è il sentimento dell’Arte»,1 si poteva (e si può) certamente dire anche per Pienza. E si è trattato (e si tratta) di un “sentimento” coltivato in egual modo nelle nostre due carissime piccole patrie raccoglien-do reperti, opere d’arte, libri e manufatti d’ogni genere purché rispondenti alla sentita necessità di studiare (divertendosi) la propria storia (locale), trasformando molto spesso quest’attitudine virtuosamente erudita (quando non addirittura scientifica) in accanita attività collezionistica.

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IL CAMPANO, IL POETA DEI DUE AMORI

copertinaIL CAMPANO
Il poeta dei due amori alla corte di Pio II di Fabio Pellegrini

E’ uscito il nuovo libro di Fabio Pellegrini che integra la collana dedicata ai “pieschi”; ai saggi su Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, sul Cardinale Iacopo Ammannati e su Niccolò Forteguerri, si aggiunge la figura del Campano, poeta umanista e fedele amico dell’Ammannati e di Pio II. Con la prefazione di Giampietro Colombini ed un intervento di Marco Montori, il nuovo testo illustra il ruolo di Gianantonio Campano nelle corti rinascimentali con particolare attenzione al rapporto con Enea Silvio Piccolomini e gli altri compagni di viaggio del Papa umanista. Pubblichiamo stralci della prefazione di Colombini.

[…] Giovanni Antonio de Teolis, detto Gianantonio Campano, di umili origini ma di elevatissimo intelletto, rappresenta in modo significativo il prototipo dell’umanista: l’uomo è “faber fortunae suae”, cioè artefice del proprio destino, in quanto può costruire la propria ricchezza e la propria felicità attraverso la sua fatica, la sua intelligenza; la storia del poeta assomiglia per certi aspetti proprio a quella di Enea Silvio Piccolomini, partito dalla misera Corsignano e giunto al soglio pontificio solo in virtù della sue capacità personali e intellettive. Dopo un importante periodo di formazione culturale e politica a Perugia, il Campano, nato nel 1429 a Cavelle, piccolo villaggio di Galluccio, già allievo di Lorenzo Valla e di altri illustri letterati, diviene amico carissimo di Jacopo Ammannati, cardinale di Pavia, col quale, inviando in dono uva del suo paese, così si esprime: “E’ sana, vigorosa, non inferiore al miele imetteo. Niente di meglio produce la mia Cavelle, il Villaggio paterno reso famoso dal mio ingegno. Lì sono nato e quali siano i miei costumi ed il mio talento te lo dirà questa dolce uva che ti mando.”
Ed è grazie al rapporto con l’Ammannati che il Campano a Mantova entra in contatto con la cerchia più ristretta di Pio II, e le sue doti di prontezza di spirito e di risposta gli valsero la benevolenza del papa: è nota la scena sul Mincio, ave Pio II scambiò epigrammi con i suoi intimi, tra i quali si trovava il Campano. Il Piccolomini non scelse mai a caso o per mera opportunità i propri collaboratori nei quali sempre ricercò spiccato intelletto e apertura mentale verso i canoni umanistici e da ciascuno dei suoi sodali ottenne gratitudine, amicizia disinteressata e sincera ammirazione; se l’Ammannati ha rappresentato per Pio II l’affetto e la dedizione di un fratello, se il Forteguerri ha offerto al pontefice l’esperienza bellica e la totale fedeltà di “soldato”, se il Platina ha donato la propria conoscenza alla “causa” umanistica, il Campano deve considerarsi colui che più di ogni altro si avvicinò come approccio culturale, letterario e storia personale al pontefice pientino, ed è per questo che Pio II volle garantire al poeta prediletto i privilegi di una carica ecclesiastica “improbabile”, tenuto conto della mondanità e dell’insofferenza verso le austere gerarchie ecclesiastiche per le quali il Campano più volte si distinse. Il Campano fu anche “trait d’union” tra il defunto Enea Silvio e il nipote Francesco Todeschini Piccolomini, cardinale e futuro papa con il nome di Pio III, al quale il poeta seppe trasmettere la forza del pensiero politico e culturale di Enea Silvio Piccolomini; il breve epilogo del pontificato (venti giorni) impedì a Pio III la possibilità di dare continuità al progetto iniziato dallo zio … ma questa è un’altra storia. […]

Il volume in formato tascabile, è stato stampato dalla Tipografia Artè di Città della Pieve (PG) nel dicembre 2016 ed è composto da 100 pagine.

In copertina: Il Campano ritratto dal Pinturicchio nell’affresco della Libreria Piccolomini del Duomo di Siena in cui Pio II canonizza Santa Caterina da Siena.

LA PRESENTAZIONE DEL “DE ASIA” – 22 OTTOBRE 2016

PUBBLICO INTERESSATO E COINVOLTO DALLA PRESENTAZIONE DEL VOLUME DE ASIA DI ENEA SILVIO PICCOLOMINI

CopertinaSi è tenuta sabato 22 ottobre a Palazzo Piccolomini, per iniziativa del Centro Studi Pientini, la presentazione del volume ASIA (De Asia, 1461), nella traduzione ed edizione curata da Remigio Presenti e Manlio Sodi. Molti i partecipanti che hanno potuto visionare le antiche edizioni a stampa illustrate da Francesco Dondoli nella Biblioteca del palazzo.

La sala di Palazzo Piccolomini durante l’incontro. Da sinistra Dondoli, Carnesecchi, Colombini, Bindi, Presenti, Sodi.

L’opera è stata progettata nel 2014, in occasione del 550° anniversario della morte di Pio II, ed è stata stampata nell’Aprile di quest’anno per le edizioni IF Press di Roma, con il contributo della Diocesi di Montepulciano, Chiusi, Pienza e del Rotary International.

Francesco Dondoli illustra le edizioni a stampa del DE ASIA nella Biblioteca di Palazzo Piccolomini
Francesco Dondoli illustra le edizioni a stampa del DE ASIA nella Biblioteca di Palazzo Piccolomini

A distanza di quasi cinque secoli dall’edizione veneziana in volgare del 1544, il trattato De Asia, grazie a questo lavoro, è stato nuovamente tradotto e pubblicato in italiano. Con l’edizione-traduzione del De Europa, avvenuta nel 2010, è ora quindi possibile leggere in lingua italiana moderna le due maggiori opere di carattere storico-geografico di Enea Silvio Piccolomini

La pubblicazione del De Asia, che oltre alle note dei curatori presenta una dotta introduzione di Serge Stolf dell’Università di Grenoble e una dettagliata appendice bibliografica di Francesco Dondoli, appassionato ricercatore della figura e della storia editoriale di Pio II, intende contribuire a far si che la figura di Enea Silvio Piccolomini continui ad interpellare la cultura e le coscienze odierne. Ricordiamo che Pio II, nelle sue opere di geografia, molto apprezzate e conosciute dai suoi contemporanei (è noto che Cristoforo Colombo possedesse il De Asia, come risulta dal testo da lui annotato ora conservato a Siviglia) è mosso dall’interesse della descrizione dei siti e della storia passata, ma anche dalla possibilità di capire il mondo presente e in prospettiva i processi politici e sociali di lunga durata.

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La presentazione si è tenuta in una sala a piano terra del Palazzo Piccolomini; dopo i brevi saluti dei rappresentanti del Centro Studi Pientini del Comune di Pienza (che patrocina l’evento) e della Società Esecutori Pie Disposizioni che ospita l’iniziativa, gli autori Remigio Presenti e Manlio Sodi hanno illustrato il loro lavoro di traduzione e di ricerca. Al termine, Francesco Dondoli – nell’ampia sala della Biblioteca del Palazzo Piccolomini aperta per l’occasione – ha illustrato i testi a stampa originali delle edizioni del De Asia, tra cui la preziosa edizione del 1477 stampata a Venezia.

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Sabato 22 ottobre 2016 – Ore 16.00

PALAZZO PICCOLOMINI – PIENZA (SI)

segreteria@centrostudipientini.it

La tutela dei beni culturali nel Rinascimento: il caso di Pienza

Maddalena Colombini

La tutela dei beni culturali nella legislazione
papale del Rinascimento: il caso di Pienza

(Canonica 6 – pag. 69)

In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, in cui i tesori del patrimonio culturale sono spessomessi in pericolo a causa dell’incuria, è interessante notare come i primi provvedimenti a tutela del bene artistico e culturale affondino le proprie radici in un’epoca molto lontana dall’attuale. Si è soliti far risalire la più antica normativa in materia di tutela organica ed esaustiva del bene artistico al XIX secolo e, precisamente, al 1820, con l’editto Pacca…

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>La tutela dei beni culturali

L’arte diplomatica del pontificato di Pio II

Rita Boarelli

Alcuni esempi dell’arte diplomatica
del pontificato di Pio II

(Canonica 6 – pag. 49)

Ho un ricordo ancora vivo dell’emozione vissuta nel 2009, quando ebbi il piacere di visitare per la prima volta l’Archivio storico diocesano di Matelica. Tra i tanti documenti conservati al suo interno e sopravvissuti a saccheggi e ad un tremendo incendio nel 1710, trovai due pergamene risalenti al pontificato di papa Pio II. Erano due bolle esecutorie che in molti consideravano perse e che riguardava la storia della nobile famiglia Maccafani, che a Matelica…

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>L’arte diplomatica del pontificato di Pio II

IL “DE ASIA” DI PIO II

Progettato nel 2014 in occasione del 550° anniversario della morte di Pio II, nel mese di aprile 2016, è uscito per le edizioni IF Press di Roma, con il contributo della Diocesi di Montepulciano Chiusi Pienza, e del Rotary International, il volume Enea Silvio Piccolomini – Papa Pio II, ASIA (DE ASIA), traduzione ed edizione a cura di Remigio Presenti e Manlio Sodi.

Copertina

Il De Asia, è l’ultima opera a carattere storico-geografico di Pio II, nell’ambito di un progetto di cui era già stata scritta una parte con il “De Europa”, e “l’Historia Buhemica”. L’opera, per la prima volta tradotta e pubblicata in italiano, fu pensata dal Papa nel mese di luglio del 1461. In quel mese, infatti, Pio II, per sfuggire alla calura estiva di Roma si reca a Tivoli dove incontra Federico di Montefeltro.

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550° ANNIVERSARIO DI PIO II NELLE MARCHE

Accogliamo con piacere la recensione della pubblicazione degli atti del Convegno tenutosi a Matelica (MC) nel 2014, in occasione delle celebrazioni per il 550° anniversario della scomparsa di Pio II. Il volume è stato presentato il 30 aprile scorso e il nostro Centro Studi è stato contattato dagli studiosi marchigiani al fine di instaurare una possibile collaborazione. Siamo molto felici di questo contatto e ci organizzeremo per darle un seguito.

copertinaIl sogno ambizioso e mai realizzato della crociata di Papa Pio II Piccolomini, gli anni che ne accompagnarono l’organizzazione e la cultura del tempo, soprattutto nella Marca Anconitana, sono i temi centrali del nuovo volume edito dal Centro Studi Storici “Don Enrico Pocognoni” e presentato al pubblico sabato 30 aprile scorso in un incontro molto partecipato svoltosi a Matelica (Macerata). Il volume raccoglie gli atti scritti dai dodici relatori marchigiani che hanno contribuito alle celebrazioni svoltesi nel 2014 per i 550 anni del transito di Papa Pio II nella Marca Anconitana, diretto ad Ancona, dove poi lo colse la morte il 14 agosto 1464. Matelica, nota per il suo celebre Verdicchio e spesso identificata solo come la patria del fondatore dell’Eni Enrico Mattei o di letterati come lo scrittore Libero Bigiaretti, grazie a questi studi si riscopre, nella sua storia millenaria, al centro di una fitta rete di scambi che la resero ricca ed una delle principali piazze nell’ambito del commercio dei pannilana in Europa, sia pure stretta tra l’industriosa città di Fabriano ed i temuti confini del Ducato di Camerino.

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