Il ritorno del Ginkgo Biloba di Giorgio Santi dopo 230 anni
di Umberto Bindi
Forse non tutti sanno che l’albero più longevo del Giardino Botanico dell’Università di Pisa è un bellissimo esemplare di Ginkgo Biloba piantato nel 1787 dallo scienziato naturalista pientino Giorgio Santi, allora direttore del Giardino e professore nella Facoltà di Scienze Naturali dal 1782 al 1822. C’è adesso la possibilità che piante provenienti dal Ginkgo del Santi, siano riportate a Pienza.
Ma ripartiamo dai protagonisti della vicenda, per arrivare agli ultimi sviluppi “botanici”.
Giorgio Santi
Giorgio Santi è stato uno scienziato naturalista pientino del ‘700. Per motivi di lavoro del padre Rutilio Santi, Giorgio nasce a Volterra il 17 aprile 1746 ma passa l’infanzia e i primi anni di studio nella nostra cittadina. Si laurea a Siena, studia per nove anni in Francia, assume l’incarico di professore ordinario all’Università di Pisa dal 1782 al 1822 ma non perde mai i contatti con la città natale, stabilendovi la dimora familiare, soggiornandovi durante i mesi estivi e mantenendovi possedimenti, attività private e incarichi pubblici.
Scrive in una lettera del 1795:
“Io ho viaggiato, ho fatto lunghe assenze, e con tutto ciò non ho potuto mai staccare intieramente il cuore dalla piccola Città, che mi fu patria. La terra testimone dei nostri primi vagiti, dei primi anni della nostra età, cioè del più felice periodo della nostra vita, e dei nostri primi deliri ha generalmente una magia per attraerci, e per ritenerci, che pochi sanno vincere, e che i più savi, potendo ancora, non vorrebbero superare. Per me ogn’anno che io torno al mio paese, riassumo idee più liete e più libere e quasi mi sembra ringiovanire”.
Santi morì e fu sepolto a Pienza il 30 dicembre 1822.
L’insegnamento a Pisa
Giorgio Santi, come molti studiosi dell’epoca, ebbe interessi multidisciplinari; laureatosi in medicina e chirurgia, divenne successivamente professore di geologia, chimica, botanica e zoologia, non disdegnando di studiare e approfondire gli aspetti geografici e morfologici dei territori osservati durante i viaggi di studio e approfondimento. Tornato da Parigi nel 1782, il Granduca di Toscana gli assegnò la cattedra di botanica, storia naturale e chimica presso l’Università di Pisa congiuntamente alla direzione del Museo di storia naturale e del giardino di botanica.
L’Orto Botanico e il Santi
L’Orto Botanico dell’Università di Pisa fu realizzato nel 1544 per iniziativa di Luca Ghini, con l’appoggio finanziario del granduca di Toscana, Cosimo I de’ Medici. Si trattò del primo orto botanico universitario del mondo; sorto originariamente nei pressi dell’arsenale mediceo, fu trasferito nel 1591 nell’attuale localizzazione, presso la celebre Piazza dei Miracoli.
A partire dal 1783, per opera del nostro Giorgio Santi, l’orto botanico ed il giardino ebbero nuovo impulso e nuove accessioni. Ancora oggi, nella sezione denominata “Orto del Cedro”, vivono i due esemplari più antichi: una Magnolia grandiflora ed un Ginkgo biloba da lui piantati nel 1787. Santi rimase all’Università di Pisa per quasi quarant’anni, usufruendo di un appartamento annesso all’orto botanico in qualità di professore e di Prefetto del Giardino e del Museo.
Il Ginkgo Biloba
È un albero antichissimo le cui origini risalgono a duecentocinquanta milioni di anni fa nel Permiano e per questo è considerato un fossile vivente; esisteva già al tempo dei dinosauri. La pianta è originaria della Cina ed il suo nome significa “albicocca d’argento”; il nome fu attribuito alla specie dal famoso botanico Carlo Linneo nel 1771 all’atto della sua prima pubblicazione botanica. Il nome della specie (biloba) deriva invece dal latino bis e lobus con riferimento alla divisione in due lobi delle foglie, a forma di ventaglio.
Ecco le principali caratteristiche dell’albero:
Portamento: pianta arborea che raggiunge un’altezza di 30–40 metri, chioma larga fino a 9 metri, piramidale nelle giovani piante e ovale negli esemplari più vecchi.
Corteccia: è liscia e di color argento nelle piante giovani, diventa di colore grigio-brunastro fino a marrone scuro e di tessitura fessurata negli esemplari maturi.
Foglie: Ha foglie di 5–8 cm, lungamente picciolate, a lamina di colore verde chiaro. In autunno assumono una colorazione giallo vivo molto decorativa, dalla forma tipica a ventaglio leggermente bilobata.
Fiori: la Ginkgo è una pianta gimnosperme e per questo non ha fiori come abitualmente li intendiamo. Le Gimnosperme presentano delle strutture definite coni o strobili o, come nel caso del Ginkgo, squame modificate. È una pianta che porta strutture fertili maschili e femminili separate su esemplari diversi. La “fioritura” è primaverile e tra impollinazione e fecondazione intercorrono alcuni mesi; quest’ultima avviene a terra all’inizio dell’autunno, quando gli ovuli sono già caduti dalla pianta madre e hanno quasi raggiunto le dimensioni definitive.
Semi: I semi sono lunghi 1,5–2 cm e sono rivestiti da un involucro carnoso di colore giallo, con odore sgradevole a maturità per la liberazione di acidi. La germinazione del seme avviene fuori terra.
Distribuzione: la pianta è originaria della Cina, nella quale sono stati rinvenuti fossili che risalgono all’era paleozoica. La pianta, in natura, è stata ritenuta estinta per secoli, ma recentemente ne sono state scoperte almeno due insediamenti nella provincia dello Zhejiang nella Cina orientale. Non tutti i botanici concordano però sul fatto che queste stazioni siano davvero spontanee, perché la Ginkgo è stata estesamente coltivata per millenni dai monaci cinesi.
Coltivazione: è una specie che ama il sole ed il clima fresco. Non è particolarmente esigente quanto a tipo di terreno anche se vegeta meglio in terreni acidi e non asfittici. È una pianta che sopporta le basse temperature: è stato dimostrato che non subisce danni anche a -35 °C. Le piante mal sopportano la potatura: i rami accorciati seccano.
Il ritorno
L’arrivo dei semi del Ginkgo a Pienza è avvenuto grazie all’acquisto, nel bookshop del Giardino Botanico di Pisa (febbraio 2019), di alcuni esemplari provenienti dall’antica pianta; la semina, realizzata anche in collaborazione con l’attuale classe V della scuola Primaria di Pienza, ha avuto successo (due piantine su dodici semi) e attualmente è in corso il tentativo di far sviluppare le piante per poi trapiantarle in uno o più spazi pubblici nella città che fu del Santi.
Il cammino è molto lento ed impervio; serviranno almeno tre anni di coltivazione in vaso, con la speranza che gli esili fusti reggano ad estati e inverni “casalinghi”. Fortunatamente i primi due anni sono stati superati e (marzo 2021) si sono aperte le prime gemme della nuova stagione.